L’export della pelletteria italiana si porta oltre i livelli pre-covid nel primo trimestre del 2022. Il balzo in valore è stato del 19,5% rispetto allo stesso periodo del 2021 e del 5,2% sul primo quarter 2019. Nei primi 3 mesi l’export di beni di pelletteria ha così sfiorato i 2,7 miliardi di euro, per 16,7 milioni di kg (prezzi medi al kg in aumento del +2,5 per cento).
La consueta indagine campionaria condotta dal Centro Studi Confindustria Moda tra le aziende associate mostra un incremento medio del fatturato pari al +19,7% su gennaio-marzo 2021. Tre pelletterie su cinque hanno indicato una crescita (superiore al +20% per 1/4 degli intervistati), agevolata anche dal raffronto con performance certamente poco esaltanti (la prima frazione 2021 si era chiusa infatti con una flessione nei ricavi).
I dati elaborati dal centro studi di Confindustria Moda sono stati diffusi al termine dell’assemblea plenaria di Assopellettieri, durante la quale è stata anche ufficializzata la terza edizione degli stati generali del settore, fissata per martedì 18 ottobre a Firenze presso il Salone dei cinquecento di Palazzo Vecchio.
Se, come anticipato, le vendite estero hanno già superato i livelli pre-crisi, i consumi interni sono ancora lontani dal raggiungerli: l’indice Istat delle vendite di pelletteria e calzature del commercio al dettaglio, pur registrando un +16,9% su gennaio-marzo 2021, risulta al di sotto del -14,3% rispetto al primo trimestre 2019, già decisamente poco premiante dopo le erosioni degli anni precedenti. Inferiore alle attese anche lo shopping dei turisti: le analisi della Banca d’Italia hanno evidenziato nel corso del 2021 un aumento del +23% della spesa dei viaggiatori stranieri nel nostro Paese; resta però un gap di ben il -52% sul 2019, difficilmente colmabile in breve tempo, malgrado la conferma di una ripresa degli arrivi e delle presenze straniere anche nei primi 3 mesi 2022 (tuttora però inferiori di circa il -40% sull’analogo periodo 2019).
Si segnalano, tra le aree con le dinamiche maggiormente incoraggianti per l’export, il Nord America (con un +77% in valore negli Usa – dopo lo scampato pericolo dell’imposizione di dazi aggiuntivi del 25% sull’import di prodotti moda quale ritorsione per la digital tax – e un +58,4% per il Canada sui primi 3 mesi 2021), il Far East (+30% in totale, trainato da Corea del Sud +49%, Cina e Giappone +25%, Taiwan +49%) e gli Emirati Arabi (+111 per cento). In controtendenza la Svizzera, tradizionale hub logistico-distributivo delle griffe, con una flessione del 6,5% rispetto al 2021 e del 32,5% sul 2019.
Quanto alle tipologie, le tre principali voci – vale a dire le borse (che coprono oltre il 67% delle vendite estero in valore), la piccola pelletteria (portafogli, borsellini, portachiavi e oggetti da tasca o borsetta) e le cinture – presentano, come già a consuntivo 2021, incrementi superiori al +20 per cento in valore sui primi tre mesi dello scorso anno.
Il saldo commerciale settoriale risulta in attivo per 1,8 miliardi di euro (+11,9% sul primo trimestre 2021); superiore, seppur di poco, anche a confronto coi primi 3 mesi 2019 (+0,9 per cento).