Questa edizione del premio leQuotabili Pambianco arriva in un momento molto particolare per il sistema del made in Italy. C’è in atto un rimbalzo evidente degli investimenti, tangibile in modo particolare negli andamenti dei mercati borsistici. C’è, dietro le quinte, una voglia diffusa di fiducia nell’economia. C’è, in prospettiva, una poderosa iniezione di denaro pubblico che, se gestita in maniera efficace, può consentire ulteriore spinta al sistema.
Tutto questo ha e avrà riflessi anche sul modello industriale delle piccole e medie imprese italiane. Infatti, la predetta svolta congiunturale arriva mentre è in atto un cambio di passo culturale, come la sostenibilità, e tecnologico, ovvero lo sconfinato universo virtuale verso cui si sta spostando il mercato, che necessariamente imporrà anche il ricambio generazionale a lungo atteso. Si può quindi parlare di ‘coincidenza storica’ che non può non essere colta.
È dunque sempre più cruciale il ruolo di un premio come leQuotabili Pambianco, e non solo perché si è ormai affermato come benchmark della capacità dell’azienda a raccogliere capitali in Borsa. Ma anche perché, appunto, nell’attuale fase di grande dinamismo, rappresenta un rating qualitativo capace di catalizzare interesse verso l’azienda, anche qualora l’approdo sui listini restasse fuori dagli orizzonti attuali dell’imprenditore. Questo interesse, per esempio, può tradursi in attenzione da parte del private equity, settore anch’esso tornato a pieni giri nel post pandemia. Oppure, può tradursi in operazioni di consolidamento industriale all’interno della filiera. Oppure, e non certo ultimo fattore, l’interesse acceso dal premio leQuotabili può risultare determinante per attirare quella forma di capitale che, in prospettiva, avrà forse il maggiore valore strategico: i manager proiettati al futuro, il capitale umano.