Continuano a crescere le donne manager alla guida delle aziende italiane. Ma i segmenti moda, invece, vanno in retromarcia. Il 2020 ha complessivamente messo a segno un +4,9% di dirigenti donne rispetto all’anno precedente, a fronte di un generale aumento di manager nell’industria italiana (+0,6%). A dirlo è l’Osservatorio Manageritalia, sulla base dei dati divulgati dall’Inps, elaborati dall’associazione in occasione della sua 97esima assemblea nazionale, tenutasi a Milano alcuni giorni fa.
L’edizione 2021 della due giorni di Manageritalia, che ha visto la partecipazione di 250 manager, si è concentrata soprattutto sui grandi temi dell’attuale orizzonte economico e sociale del Paese: il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), la collaborazione tra istituzioni e mondo manageriale e l’attuazione delle riforme (previdenza, fisco e giustizia). Un convegno che si è aperto con una nota di positività: “L’Italia crescerà dell’8,1% da qui al 2025”, ha dichiarato il presidente di Manageritalia, Mario Mantovani.
I dati elaborati dall’Osservatorio fanno emergere potenzialità di crescita e innovazione. Nell’anno della pandemia, il 2020, i dirigenti privati sono aumentati, trainati proprio dalle assunzioni delle donne in posizioni apicali, a dimostrazione di come, spiega la federazione, siano state soprattutto le aziende a farsi artefici di sviluppo e resilienza in uno scenario di crisi eccezionale come quello pandemico.
Non tutti i settori si sono però dimostrati virtuosi allo stesso modo. Particolarmente brillanti, in termini di incremento di donne manager, le performance del settore sanitario (+10,32%) e finanziario (+8,6%), insieme al comparto tecnico-scientifico (+7,61%) e immobiliare (+7,36%). Come detto, invece, molto male i risultati del segmento ‘Confezione di articoli di abbigliamento, confezione di articoli in pelle e pelliccia’ che chiude l’anno con un calo del 5,31%, il peggiore dei settori esaminati. Segno negativo anche per la voce ‘Fabbricazione di mobili’, con un -1,45%, e per il commercio al dettaglio (ma non solo di moda), che si attesta a quota -0,77 per cento. Mentre l’ambito Fabbricazione di articoli in pelle e simili registra una crescita del 4,04 per cento.
Facendo un’analisi complessiva del panorama imprenditoriale italiano, le donne che ricoprono ruoli dirigenziali attualmente pesano il 19% del totale, un risultato indubbiamente insufficiente e ben lontano dalla parità di genere ma che denota un miglioramento costante, seppur lento, anno dopo anno. Dal 2008 al 2020, si legge nei dati forniti dall’Inps e rielaborati da Manageritalia, la ‘quota rosa’ all’interno delle aziende è salita del 56,33%, a fronte di un calo del -10,1% dei ‘business men’.
Intanto, entra oggi in vigore la legge sulla parità salariale, fortemente caldeggiata da Manageritalia, che decorrerà a partire dal 1° gennaio 2022. Il provvedimento istituisce una certificazione della parità di genere il cui possesso consentirà alle imprese di beneficiare di un esonero dal versamento dei contributi previdenziali, nel limite dell’1% e di 50mila euro annui per ciascuna azienda.
L’obiettivo, naturalmente, è motivare e spingere le imprese a diventare competitive nell’appianare il gender gap con politiche e misure concrete che promuovano eque opportunità di crescita e retribuzione.