Nemmeno il Covid ha rianimato i conti di Matchesfashion. Per il retailer britannico, il cui business è prevalentemente online, il bilancio dei 12 mesi conclusi il 31 gennaio 2021 è in negativo, con una perdita di 36,6 milioni di sterline (circa 43 milioni di euro), in negativo aumento rispetto ai 5,9 milioni (circa 7 in euro) registrati nell’anno precedente. Anche le entrate sono diminuite per la prima volta dal lancio dell’e-commerce nel 2007, in flessione di quasi il 10% a 392 milioni di sterline (461 milioni di euro).
Una performance che appare in controtendenza rispetto a quelle di competitor digitali come Farfetch e Mytheresa, i quali hanno conosciuto un momento d’oro con le nuove abitudini di consumo catalizzate dalla pandemia, vedendo aumentare i propri ricavi grazie al boost dell’online. Ma Matchesfashion ha patito un concorso di cause, in cui oltre alla crisi pandemica hanno figurato le ripercussioni della Brexit e gli impedimenti che hanno intralciato la supply chain.
Gli ostacoli nella catena di approvvigionamento hanno pesato sui periodi di vendita full price del retailer, che intanto ha dovuto affrontare anche il declino della domanda di formal wear e abbigliamento per vacanze e occasioni speciali, da sempre parte del suo core business. L’eccesso delle scorte ha poi costretto l’azienda a ripiegare su forti sconti, che hanno decurtato i margini di profitto.
“Mentre ora c’è una maggiore esperienza nell’affrontare il Covid, resta comunque uno scenario di incertezza”, ha spiegato il retailer Uk in una nota aziendale. “Così come le conseguenze della Brexit, che hanno avuto un impatto sui primi mesi del 2021 con ritardi nella ricezione e nell’invio delle merci, i dazi aggiuntivi e i costi operativi extra”. Matchesfashion, oltretutto, era già alle prese con una sfida cruciale per i rivenditori che si contendevano una fetta del mercato online, sempre più competitivo: bilanciare le complessità del ridimensionamento con il mantenimento della redditività. Infatti, poco prima della pandemia, si era lanciata in ingenti investimenti tecnologici per spingere sulla crescita digitale che avevano contribuito a portare l’azienda in cattive acque.
Per fare fronte alla pressione economica imposta dal Covid, lo scorso anno l’azienda britannica aveva raccolto 45 milioni di sterline (53 milioni di euro circa) da Apax Partners da impiegare per pagare brand e creditori nonché finanziare le spese operative. Alla fine del suo anno fiscale era riuscita a ridurre il suo debito verso i creditori commerciali a 26,7 milioni di sterline dagli 83,4 milioni dell’anno precedente. A febbraio di quest’anno ne ha raccolto altri 40 milioni dalla controllante per aumentare la liquidità della società e “finanziare la crescita futura”.
Intanto, i rocamboleschi giri di poltrone nel board hanno portato alla nomina di un nuovo CEO, Paolo De Cesare. Il manager succede ad Ajay Kavan il quale, arrivato da Amazon, aveva lasciato la sua posizione, ereditata dal precedente AD Ulric Jerome, dopo solo un anno