I Non-Fungible-Token, certificati di autenticità digitale, hanno sedotto il mondo del fashion, da Louis Vuitton a Gucci fino a Burberry e Dolce & Gabbana. Amplificando lo spazio del digitale e il concetto stesso di arte.
Anche la moda è entrata ormai a pieno titolo nell’enigmatico mondo degli Nft. Ma cosa indica davvero questo termine che, pur comparendo sempre più frequentemente, continua a mantenere un’aura di misteriosa opacità? Gli Nft, acronimo dell’espressione inglese ‘Non-Fungible Token’ – sono dei certificati di autenticità digitale che designano, in quanto virtuali, dei contenuti intangibili e potenzialmente replicabili all’infinito. A renderli unici è la certificazione che avviene tramite blockchain, sistema che regola e registra transazioni e tracciamenti e che nel caso degli Nft certifica opere d’arte e videogiochi, beni di lusso e, naturalmente, pezzi d’alta moda. Si tratta dunque di ‘informazioni digitali’ che fanno sì che il file a cui sono associate abbia una sua individualità, una non fungibilità, appunto, che ne attesta e tutela la proprietà intellettuale. Con l’avvento della pandemia, lo scenario digitale ha prepotentemente conquistato sempre più spazio, fino a godere di un posto preminente all’interno del fashion system. Certo, la via della moda verso il mondo degli Nft è ancora lastricata di incognite, ma le potenzialità sono rivoluzionarie e particolarmente allettanti sia in termini di redditività che di pervasività.
UNA SCOMMESSA SUL DIGITALE
Loscorso11marzo l’opera digitale The First 5000 Days di Mike Winkelmann, meglio conosciuto come Beeple, è stata venduta per 69 milioni di dollari dalla casa d’aste britannica Christie’s, spingendo sempre più in là il confine degli spazi presidiati dall’arte. È stata sempre Christie’s a mettere all’asta l’opera ispirata al fashion film ‘Gucci Aria’, co-diretto da Alessandro Michele e dalla pluripremiata fotografa e regista Floria Sigismondi. Si tratta di un born-digital, looped video da 00:04:05 minuti e 1152 x 1152 pixels che racchiude in sé il significato e la potenza della collezione “in carne e ossa” e mantiene l’irriproducibilità di una vera e propria opera d’arte. Questo concentrato di creatività incorporea è stato venduto all’asta per 20mila dollari. Nel mese di marzo la vendita di 600 sneaker digitali in versione Nft ha generato oltre tre milioni di dollari e, intanto, il target di questo nuovo universo si mostra in tutta la sua ampiezza. Non sono solo i collezionisti e i più facoltosi appassionati d’alta moda a rappresentare l’utenza del mercato Nft, ma la Generazione Z. In principio, infatti, era il gaming, che rappresenta tutt’ora uno dei nuclei cardine del panorama Nft. Si deve tornare indietro alla fine del 2019, quando Louis Vuitton, in occasione dei mondiali di League of Legends, ha siglato una partnership con Riot Games, la casa madre dell’iconico e-sport fregiando con il suo monogram lo scrigno in cui era contenuto il trofeo del campionato. Ha dato così il via a una, fin a non molto tempo fa impensabile, sinergia tra il mondo dei videogiochi e quello delle case di moda. Come l’ammiraglia di Lvmh (reduce, tra l’altro, dal lancio del videogame a Nft ‘Louis The Game in occasione del suo bicentenario), anche Burberry ha appena fatto squadra con la protagonista del gaming Mythical Games, firmando il suo titolo di punta ‘Blankos Block Party’. La maison britannica è il primo nome del lusso a fare capolino in questo ecosistema di identità digitali con l’edizione limitata di Burberry Blanko, un Nft che può essere commercializzato all’interno del videogame. Da un lato, dunque, un target di giovani appassionati di videogame che tutt’a un tratto vede i propri universi ludici vestire i loghi più blasonati del fashion system, dall’altra la selezionata cerchia degli esperti d’arte. Entrambe due nicchie, ma con un forte potere di mercato. Ma le diramazioni degli Nft sono spesso ancora più imprevedibili. La scorsa primavera la top model Kate Moss ha realizzato, con il collettivo artistico Moments in Time, tre short film, ciascuno dei quali la ritrae nella sua quotidianità, mettendoli sul mercato sotto forma di Nft. Intanto, anche Dolce & Gabbana debutta negli Nft presentando, in occasione dell’haute couture veneziana, una collezione di nove pezzi “tokenizzati” in collaborazione con il marketplace Unxd, in prima linea nello sviluppo di nuove frontiere di lusso e cultura digitale. Cinque dei pezzi disegnati corrispondono ad altrettante versioni fisiche da cui ne è derivata la trasposizione digitale. Si chiama ‘Genesi’ questa collezione che in effetti sembra presagire e nel contempo celebrare l’avvento di un nuovo mondo in cui l’arte, e la moda insieme e come parte di essa, abbandona sempre di più la sua fisicità. Il prezzo è da capogiro: sei zeri, o forse persino di più, per un capo d’alta moda che può essere fruito solo in una dimensione digitale. Ma se viene spontaneo chiedersi se qualcuno sarebbe disposto a spenderla, la risposta è già un sì: decine di migliaia di interessati si sono già iscritti sul sito di Unxd per partecipare all’asta che ha attirato la crypto community di facoltosi investitori.
MOLTEPLICI SCENARI
Insomma, è chiaro il crescente interesse della moda nei confronti del fenomeno Nft. Ma, per esempio, secondo una recente analisi di Business of fashion non tutti i marchi, soprattutto quelli più tradizionali, sono naturalmente portati a sperimentazioni virtuali di questa portata. Che aprono nuove frontiere. Dalla lotta alla contraffazione, dramma endemico del fashion e che nella blockchain potrebbe trovare una nuova prospettiva di soluzione, alla tracciabilità dei pezzi tokenizzati, fino alle implicazioni più concettuali: cosa significa possedere un’opera o un pezzo d’haute couture senza averlo tra le mani? Scenari ad altissimo potenziale. Gli Nft, dunque, si profilano come un fenomeno detonante che cambierà la concezione dell’arte. O come detonatori di una bolla con effetti non solo virtuali.