La sostenibilità è una scelta che implica una visione di lungo periodo. Per definizione, infatti, sottintende il rispetto di diverse esigenze, delle generazioni presenti e future e del pianeta. Per intraprendere il percorso verso la sostenibilità ambientale il settore cosmetico, come tutte le industrie complesse, deve considerare non solo l’impronta del prodotto, in termini di materie prime e packaging, ma tutto quanto è a monte – la filiera – e quanto a valle – la fase d’uso, e l’end-of-life. Domande complesse, come la sfida climatica, richiedono risposte complesse, analisi di dati e processi decisionali solidi, basati sulla scienza e, pertanto, sottoposti a continue revisioni, nell’ottica del miglioramento continuo. In aiuto del settore gli standard internazionali e le certificazioni, le ricerche puntuali In aiuto del settore gli standard internazionali e le certificazioni, le ricerche puntuali – come Make Up the Future di Quantis e best practice di collaborazione pre-competitiva, interne o meno alla Industry. La collaborazione, oltre all’innovazione, può rappresentare la chiave per il cambiamento positivo.
Un ottimo punto di partenza in questa direzione è rappresentato dal mondo del Fashion che, negli ultimi anni, ha mostrato un’accresciuta sensibilità alle tematiche ambientali e la volontà di agire per portare un reale progresso, perfezionando le pratiche di settore ed aderendo ad iniziative condivise a livello sovranazionale, come il Fashion Pact o il Fashion Industry Charter for ClimateAction.
Nel dettaglio, il Fashion Pact, siglato nel 2019, impegna gli oltre 70 firmatari, protagonisti del settore moda e tessile su scala globale nel raggiungimento di una serie di obiettivi condivisi e focalizzati su tre aree principali: arrestare il riscaldamento globale, ripristinare la biodiversità e proteggere gli oceani. Si tratta di un approccio ambizioso in termini di sostenibilità ambientale: i membri si sono impegnati, aderendo alla iniziativa omologa, che le aziende firmatarie si impegnino a fare scelte di business/strategiche in linea con la traiettoria di 1,5 gradi secondo l’accordo di Parigi, per ottenere un approvvigionamento di materie prime per il 25% a basso impatto ambientale entro il 2025 e per raggiungere una percentuale di utilizzo di energie rinnovabili pari al 100% entro il 2030. In riferimento al secondo pillar del Pact, la protezione degli oceani, ed in particolare all’impegno ad eliminare l’uso di plastica monouso (sia negli imballaggi B2B che B2C) entro il 2030, è importante segnalare il contributo di iniziative multi-stakeholder, quali Guidelines for Corporate Plastic Stewardship, sviluppate anche da Quantis, insieme a non-profit quali Verra e la 3R Initiative: framework che intendono consentire alle aziende gestione e riduzione in modo verificabile della loro impronta ambientale legata alla plastica.
Nel mondo della cosmetica, oltre alla sfida del cambiamento climatico, le aziende sono e saranno sempre più chiamate ad implementare programmi di Water Stewardship, per una gestione dell’acqua profittevole ma anche ambientalmente e socialmente equa che vada nella direzione della sostenibilità rispetto al rischio idrico, dal punto di vista fisico, normativo e reputazionale, e a costruire resilienza e valore per il business. Secondo Quantis, solo scegliendo una metodologia basata sulla scienza è possibile trasformare l’ambizione alla sostenibilità in azioni concrete, evitando le trappole del “greenwashing”, spesso involontario, dovuto alla scarsa consapevolezza della complessità del quadro di insieme. Quantis suggerisce di partire quindi dalla quantificazione degli impatti, dalla mappatura delle filiere e, attraverso un approccio multi-indicatore, di individuare i punti critici più rilevanti in termini di impatto ambientale lungo le catene del valore, definendo obiettivi di miglioramento e formulando un piano d’azione per raggiungerli. Ed altresì adottando una prospettiva collaborativa, suggerisce di fare sistema, partecipando agli sforzi delle associazioni di categoria a livello nazionale e sovranazionale.
La crisi climatica infatti, richiede azioni concrete e urgenti per un rapido cambio di passo, per rimanere allineati alle aspettative, i valori e i comportamenti degli stakeholder, così come per accelerare la transizione necessaria. There is no business to be done on a dead planet.