A un anno dallo scoppio della pandemia, il Centro studi retail Confimprese traccia il bilancio dell’andamento degli esercizi commerciali, piegati dalla recessione e dalle ristrettezze imposte dall’emergenza sanitaria, e registra il numero di nuove aperture e chiusure previste nel corso del 2021. La lettura dei dati è chiara: nel 2021 le imprese associate prevedono di chiudere 496 punti vendita, in flessione del 3,8% sul 2020, ma stimano 882 aperture di nuovi esercizi commerciali (+6,7%), di cui 320 diretti e 562 in franchising, che si conferma la formula distributiva maggiormente apprezzata dagli operatori retail. Considerando le previsioni relative al numero di punti vendita in chiusura emerge uno scenario cautamente ottimistico, in cui il saldo netto dei punti vendita Italia è positivo, pari a 386. Una percentuale molto alta di imprese, pari a oltre l’85%, conferma l’apertura di nuovi punti vendita.
“La crisi pandemica si è portata via il 50% delle aperture – ha affermato Mario Resca, presidente Confimprese –. Le misure restrittive adottate sinora nel corso dell’emergenza significano 117 giornate di chiusura e si sono tradotte in una contrazione del fatturato per ciascuna azienda nell’ordine del 40% rispetto al 2019, con una conseguente diminuzione del fatturato annuo complessivo pari a 55,64 miliardi e una perdita proporzionale del gettito tributario stimabile in 11-12 miliardi di euro. Tuttavia, la buona notizia c’è ed è confermata dall’arrivo di 882 nuovi punti vendita, segno che il retail ha voglia di ripartire e di intercettare il desiderio di ritorno alla normalità degli italiani”.
A emergere dallo studio Confimprese è un aspetto importante nell’evoluzione dello scenario distributivo, che permette di evidenziare come la pandemia non sia tra le sole cause che hanno costretto i retailer alla chiusura. Se il 34% punta il dito contro l’emergenza Covid e i mancati ricavi, il 26,8% lamenta l’eccessiva onerosità delle location. Una spina nel fianco, quest’ultima, su cui l’associazione si è battuta siglando due accordi consecutivi con il gruppo Finiper, che ha garantito alle imprese associate sia la sospensione dei canoni d’affitto per due mesi nel 2020 e altrettanti nel 2021, sia un significativo contenimento delle spese di gestione nei centri commerciali di sua proprietà. L’analisi evidenzia, inoltre, che il 24,4% dichiara la chiusura a seguito di un processo di razionalizzazione della rete già in corso da anni, il 7,3% indica come motivazione la scadenza del contratto con il franchisee, mentre il 2,4% indica la scadenza del contratto dell’immobile commerciale.
Passando ai settori merceologici, l’abbigliamento è al primo posto per nuove aperture con un totale di 238. Segue la ristorazione con una stima prevista di 191 nuovi locali. Il comparto casa e complementi d’arredo ha buone prospettive di crescita, dovute anche alla necessità di lavorare in smart working e alla ritrovata voglia di abbellire gli ambienti domestici. Il settore prevede 133 aperture.
Nel comparto salute e benessere apriranno 38 punti vendita, i nuovi store nell’elettronica di consumo sono 37, nei servizi 33, nell’entertainment 29, altro non food (immobiliare e bricolage) 183. Quanto alla divisione tra aperture dirette e in franchising, il quadro è netto: nei settori abbigliamento e accessori, casa e complementi di arredo e immobiliare prevale la formula franchising, mentre nella ristorazione si aprono punti vendita diretti.
Un ultimo segnale di rilievo arriva dall’analisi per aree geografiche, in cui si evidenzia il forte divario tra il Nord e il resto dell’Italia, che da sempre divide il Paese anche nello sviluppo delle reti distributive. Il 46,4% dei nuovi negozi in arrivo è concentrato al Nord, il 27,2% al Centro e il 26,3% al Sud e Isole. Analogamente, in termini di chiusure, la metà pari al 51,1% si sono registrate al Nord, il 27,4% al Sud e Isole e il 21,5% al Centro.
Tracciando il benchmark sugli ultimi 5 anni, infine, la curva delle aperture dal 2015 al 2019 è sempre stata incrementale – 735 nel 2015, 928 nel 2016, 1.100 nel 2017, 1.000 nel 2018 – e ha guadagnato su base annua sempre qualche punto percentuale per subire una battuta d’arresto nel 2019 (822 aperture) quando, con la flessione dei consumi già in atto soprattutto nel secondo semestre, si è registrata una flessione del -20% rispetto al 2018.