Non un liberi tutti, ma un allentamento del regime restrittivo e la ripartenza di un’ampia porzione delle attività produttive. È quanto indicato nel nuovo Dpcm firmato il 26 aprile in serata dal premier Giuseppe Conte, che inaugura la “fase 2” e con essa le riaperture progressive e graduali dopo il lockdown iniziato a marzo. A partire dal 4 maggio potranno riprendere le attività manifatturiere, le costruzioni e il commercio all’ingrosso. Ma anche il tessile, la moda, l’automotive, il comparto del vetro, l’industria estrattiva, la fabbricazione di mobili. Per queste categorie, già a partire da oggi, 27 aprile, sarà possibile procedere con le operazioni propedeutiche alla riapertura come la sanificazione degli ambienti e la messa in sicurezza dei lavoratori.
Tuttavia, i prefetti possono autorizzare l’apertura di tutte “quelle attività produttive orientate in modo prevalente alle esportazioni, il cui prolungamento della sospensione rischierebbe di far perdere al nostro Paese quote di mercato”, nonché delle attività nel settore delle costruzioni per il contrasto del dissesto idrogeologico o per l’edilizia residenziale pubblica, scolastica e penitenziaria.
Il 18 maggio, ha anticipato il premier, potranno riaprire i negozi di abbigliamento e di calzature, le gioiellerie e tutte le attività commerciali al dettaglio che non sono già state autorizzate (generi alimentari, igiene della persona, edicole, farmacie e parafarmacie, tabaccai, librerie, negozi di vestiti per bambini e neonati). Stessa data anche per musei e biblioteche. Dovranno, invece, attendere il 1° giugno parrucchieri, barbieri ed estetiste, così come bar, ristoranti, gelaterie e pasticcerie, ma resta consentita la ristorazione con consegna a domicilio e diventa possibile acquistare cibo da asporto da consumare a casa o in ufficio.