“Il settore moda rappresenta la seconda industria del Paese, l’Italia è il primo produttore di moda del lusso al mondo e il primo produttore di moda in Europa”. Carlo Capasa, presidente della Camera nazionale della moda italiana (Cnmi), sottolinea questi dati nel documento inviato alla Presidenza del consiglio e ai Ministeri competenti per avanzare proposte di intervento a sostegno del settore.
In questo momento di emergenza “che ci richiama alla collaborazione e all’unità”, a essere a rischio, si legge nella nota diffusa il 18 marzo, “è la filiera produttiva che solo l’Italia vanta nel mondo”. Per l’industria della moda italiana, le conseguenze “inattese e inevitabili nel breve periodo” impatteranno sull’equilibrio finanziario, la continuità produttiva e occupazionale anche di medie e piccole imprese e realtà di eccellenza artigianale, almeno per tutto l’arco del 2020. Per tale ragione, si ritiene che il comparto debba essere incluso tra quelli maggiormente colpiti dalle conseguenze del diffondersi del Coronavirus, al pari di turismo e trasporti.
Sebbene il decreto ‘Cura Italia’ abbia già recepito alcune delle misure proposte da Cnmi, l’auspicio ora è che i seguenti interventi possano essere accolti nei futuri provvedimenti:
- Un taglio degli oneri fiscali e sociali delle imprese coinvolte nella crisi per contenere il costo del lavoro.
- Provvedimenti per agevolare una riduzione unilaterale temporanea delle ore lavorative per tutti i dipendenti a tempo indeterminato e determinato fino ad un massimo del 35/40 per cento. Questo per assicurare a tutti occupazione, anche se in forma ridotta.
- Provvedimento di finanziamento di una cassa integrazione speciale per i casi di crisi aziendale più gravi.
- Riconoscimento della situazione di forza maggiore per permettere una auto-riduzione temporanea degli importi dei contratti di affitto fino ad un massimo del 50%, con sospensione delle conseguenze civili che questo comporterebbe (rescissione dei contratti, azioni legali, decreti ingiuntivi etc.). Bilanciare tale misura con l’introduzione di sgravi fiscali per proprietari di immobili commerciali (Imu).
- Ripotenziamento dell’Ace.
- Istituzione di un fondo di garanzia che aiuti le banche a dilazionare le scadenze dei mutui, congelare gli interessi e a concedere o aumentare le linee di credito necessarie a superare l’impasse delle probabili crisi finanziarie.
- Introduzione di misure che possano spingere la Pubblica Amministrazione ad accelerare i pagamenti alle imprese, così da immettere direttamente liquidità nel sistema senza passare tramite le banche, aumentando la capacità di tenuta delle aziende stesse.
- Sospensione degli anticipi delle imposte di giugno e di novembre che, alla luce del probabile crollo della redditività delle imprese nel 2020, rappresenterebbero un pericolosissimo aggravio nel loro equilibrio finanziario, creando ulteriori crediti verso l’erario in un momento di difficoltà.
- Introduzione di incentivi fiscali per promuovere il dirottamento delle produzioni verso il Made in Italy.
- Deducibilità doppia degli investimenti in digital marketing, per spingere la sola modalità distributiva che potrebbe non essere così colpita dalla emergenza.
- Aiuti diretti alle piccole medie imprese, anche artigiane, al fine di consentirne una veloce ripresa in modo da non demolire quel tessuto unico che caratterizza il Made in Italy e l’industria al livello mondiale di prodotti di alta qualità.