L’abbigliamento guida ancora il conto terzi italiano. O, almeno, mantiene un ruolo di primo piano. Secondo lo studio ‘Il conto terzi in Italia’, presentato da Farmindustria e Symbola, se si considera il peso delle specifiche filiere sul totale del fatturato italiano conto terzi, l’abbigliamento vale l’8,2%, conquistando così il secondo posto dopo l’automazione (43,5% del totale). Seguono, poi, i settori di arredamento (5,4%), alimentare (3%) e farmaceutica (2,9%). La parte restante è legata invece a comparti con quote minori, come gomma, plastica, elettronica, prodotti petroliferi.
Più in generale, in Italia sono 108 mila le imprese della manifattura (ovvero il 27% del totale) che hanno prodotto almeno una volta conto terzi (gli ultimi dati disponibili sono del 2016), per un fatturato relativo a questi prodotti pari a 56 miliardi di euro (il 6,3% del fatturato totale della manifattura). La quota di fatturato conto terzi sul totale del fatturato varia in base al settore. L’abbigliamento, in questo senso, è al primo posto con un valore del 13,3%, seguito da automazione (9,6%), farmaceutica (6,4%), arredamento (6%), alimentare (1,3%).
Più nello specifico, le imprese per le quali il fatturato conto terzi è maggiore del 50% del fatturato totale sono 69mila, ovvero il 64% del totale dei terzisti, per 455mila addetti e un fatturato conto terzi pari a 47 miliardi di euro. Queste esportano il 14% del fatturato nel caso dell’abbigliamento, il 12% dell’alimentare, il 15% dell’arredamento, il 17,5% della meccanica, per arrivare fino al 67,6% della farmaceutica.