Muji, il brand giapponese di abbigliamento, arredamento e accessori da viaggio, noto per lo stile essenziale e minimalista proprio della cultura nipponica e privo di logo o segni distintivi, sta rallentando il passo dopo un decennio di continua espansione.
Stando a quanto riportato da Bloomberg, Ryohin Keikaku Co., il gruppo cui fa capo il brand, lo scorso aprile ha registrato il primo calo dell’utile operativo in otto anni e ha deluso le attese degli analisti, con un’importante diminuzione delle vendite a parità di perimetro riscontrata in particolare sul mercato cinese. Nonostante il valore dell’azienda sia triplicato dal 2013 a metà 2018, da giugno dello scorso anno le azioni del gruppo hanno perso il 40 per cento.
Il brand, fondato nel 1980 come private label della catena di supermercati Seiyu con l’obiettivo di offrire una selezione limitata di prodotti a basso prezzo, ha vissuto una massiccia espansione internazionale negli anni Duemila, che hanno assistito a una proliferazione delle vendite e di aperture di negozi. Le entrate di Muji, negli anni, sono raddoppiate, sfiorando i 400 miliardi di yen (circa 3,2 miliardi di euro), trainate per il 40% dagli store situati all’estero.
La problematica di Muji sarebbe da ricondurre al prezzo poco competitivo dei suoi prodotti, derivante dalle tassazioni e dalle tariffe dell’export. La dislocazione della produzione potrebbe dunque risollevare le sorti di un brand noto a livello internazionale per la ricercatezza e l’essenzialità dei suoi accessori. Per orientare il marchio verso una nuova fase di crescita, il presidente di Ryohin Keikaku Co., Satoru Matsuzaki, sta infatti valutando l’ipotesi di spostare la produzione in luoghi più economici e progettare prodotti specifici per i consumatori cinesi. “Muji produrrà più articoli nei Paesi in cui sono venduti. L’anno prossimo, la società distribuirà oltre 200 prodotti made in India per i suoi negozi locali. Sta anche spostando più produzione nel Sud-est asiatico, dove il lavoro è economico”, ha dichiarato Satoru in un’intervista rilasciata a Bloomberg.