Venerdì pomeriggio le sorti del gruppo Roberto Cavalli dovrebbero essere più chiare. È infatti fissata per il 14 giugno la scadenza per presentare le offerte per il salvataggio del marchio in orbita a Clessidra. Ad aprile, il Tribunale di Milano aveva concesso 120 giorni di tempo (fino al 3 agosto prossimo) per la presentazione di una proposta definitiva di concordato preventivo o per la domanda di omologa di accordi di ristrutturazione dei debiti, dopo l’ammissione alla procedura di concordato preventivo in continuità. Per il brand, finito in crisi finanziaria, la speranza è quella di trovare un nuovo investitore: stando a Il Sole-24Ore, sul tavolo dovrebbero esserci almeno quattro offerte. Il quotidiano fa i nomi della Otb di Renzo Rosso, del gruppo statunitense Bluestar Alliance, del gruppo immobiliare del Golfo Persico Damac, e di Apeiron Management, società operante nel settore del private equity.
Di recente, il gruppo ha avviato la liquidazione delle attività in Nord America nell’ottica di una ristrutturazione aziendale. Stando a Bebeez, il totale del debito da coprire a oggi è di 105 milioni di euro, di cui circa 47 milioni verso le banche e il resto verso fornitori e altri creditori. Sempre stando al portale, Roberto Cavalli aveva chiuso il 2017 con ricavi in leggero calo a 152,4 milioni di euro (dai 155,2 milioni del 2016) e un ebitda negativo per 7,1 milioni, ma in netto miglioramento rispetto ai -26,2 milioni del 2016, e con una perdita netta in calo a 33,6 milioni (da 55,2 milioni). Il 2018 si dice abbia chiuso con un aumento dei ricavi a oltre 160 milioni, ma il risultato operativo sarebbe stato negativo. L’information memorandum fatto circolare dall’advisor Rothschild per la vendita della griffe ipotizza per il 2019 una leggera contrazione del fatturato, a 155 milioni di euro, un margine operativo lordo negativo per 20 milioni e soprattutto un risultato operativo di nuovo in peggioramento a -45 milioni. A fine 2018 il debito bancario del gruppo era di circa 35 milioni.
La maison è controllata da Clessidra sgr dal 2015, affiancata con quote di minoranza dal fondo L-Gam e dalla cinese Chow Tai Fook Entreprises Ltd, una holding con sede a Hong Kong controllata dalla famiglia Cheng. L’operazione era stata condotta allora sulla base di una valutazione di 380-390 milioni di euro, per un multiplo di circa 16 volte l’ebitda del 2014, che era stato di circa 23 milioni, a fronte di ricavi per 210 milioni. Successivamente i fondi hanno ricapitalizzato la società per un totale si dice di altri 15 milioni.