Gucci chiude il primo trimestre del 2019 con ricavi per 2,32 miliardi di euro, in crescita del 20% (+24,6% a cambi costanti), confermando la fase di normalizzazione ventilata dal mercato e avviata nella seconda metà del 2018. La maison toscana, stella del gruppo Kering, aveva archiviato il primo quarter del 2018 con vendite in crescita del 37,9% (+47,8% su base comparabile) a 1,8 miliardi di euro.
Il rallentamento del trend di crescita di Gucci, ha spiegato il CFO di Kering, Jean-Marc Duplaix, è identificativo di una “fase di normalizzazione”. Il colosso del lusso è tuttavia ottimista rispetto alla ricezione dei prodotti pronti per arrivare negli store. Questi ultimi, ha inoltre precisato sempre il gruppo, beneficeranno presto di un nuovo concept, ancor più coerente con la visione creativa di Alessandro Michele. Ad oggi, si legge su Business Of Fashion, circa il 45% dei negozi di Gucci segue il nuovo concept. Nel 2019 questa percentuale dovrebbe salire al 60 per cento.
Confermare il successo di Gucci resta la priorità di Kering. Del resto, l’80% dei profitti 2018 dell’intera holding, conferma Business Of Fashion, facevano capo proprio alla griffe italiana.
Nei primi tre mesi dell’anno, Gucci ha visto crescere le vendite degli store in gestione diretta (+20,3%) e del network wholesale (+16,1 per cento). Significativa la crescita a doppia cifra per le royalties (+59%) connesse a fragranze ed eyewear.
A livello geografico, infine, la nota di eccellenza arriva da Oriente, con l’Asia-Pacific che mette a segno un +35,3 per cento. Meno brillante la performance negli Usa. “Il momento per il retail e per il lusso in America è oggi meno favorevole”, ha puntualizzato Duplaix.