Dopo tre anni di progettazione e costruzione, Swarovski apre le porte di Manufaktur, l’atelier del cristallo del 21esimo secolo. Qui, ha raccontato a Pambianco Magazine Markus Langes Swarovski, membro dell’executive board del Gruppo, la divisione Swarovski Professional punta a ridefinire gli standard della produzione del cristallo, pronta ad accogliere nuove collaborazioni innovative con le aziende clienti. La prototipazione rapida offerta da Manufaktur, per la prima volta, permette agli acquirenti di collaborare alla creazione dei propri pezzi unici e di assistere alla loro produzione. Per la chiusura del 2018, il manager stima una crescita del fatturato del 4 per cento. Questo nuovo processo riduce i tempi di produzione di quasi la metà.
Swarovski ha da poco ampliato la sede di Wattens con tre edifici: Manufaktur, Campus 311 e la Crystal Factory of the Future. Cosa rappresenta per voi questo traguardo?
L’ampliamento della sede di Wattens, in Austria, è una pietra miliare nella storia della nostra azienda. Al centro delle tre nuove aree c’è Manufaktur, che introduce una nuova tipologia di lavoro in grado di favorire la collaborazione tra l’azienda e i suoi clienti ed è pensata per stimolare la creatività dei professionisti nella lavorazione dei cristalli. Manufaktur valorizza al massimo l’interazione umana. Inoltre, inquadra Swarovski come un business partner consapevole delle problematiche ambientali e service-oriented, in grado di offrire soluzioni personalizzate e tracciate. Il Campus 311, costruito nel 1950 per il taglio del cristallo, ospita oggi gli spazi dedicati all’innovazione, al project management e ai team Swarovski, non solo della sezione commerciale e marketing, ma anche degli artigiani e ingegneri. La Crystal Factory of the Future, che si estende per 36mila metri quadrati, sarà invece inaugurata nel 2019.
Manufaktur introduce una nuova tipologia di lavoro che permette la co-realizzazione con i clienti. Cosa intendete? Come avviene concretamente questo scambio?
Manufaktur è una tipologia di atelier del tutto nuova. Il nome si rifà al latino ‘manufactus’, che a sua volta deriva da ‘manu’ (a mano) e ‘factus’ (fatto), ed è esattamente quello che offriamo nel nostro nuovo polo. È uno spazio dedicato all’ispirazione e a una collaborazione che permette ai nostri clienti di trasformare le loro idee in oggetti di cristallo in un tempo molto rapido: il risultato finale non sono dei rendering digitali o copie in plastica stampate in 3D, ma vere e proprie creazioni di cristallo con la loro effettiva brillantezza e consistenza. Manufaktur consente il superamento delle complessità del mondo del lavoro di oggi attraverso un approccio olistico che permette agli esperti e alle aziende di creare insieme in modo nuovo.
Quali sono oggi le fasi di produzione di un cristallo Swarovski? Dove è dislocata la produzione?
Fin dalla sua fondazione, nel 1895, Swarovski crea i cristalli più brillanti del mondo nella sua città natale, a Wattens. Fino ad oggi ogni singolo cristallo Swarovski è stato fabbricato qui. I 7mila metri quadrati del centro si sviluppano sulle fondamenta dell’azienda, situate sul terreno dell’esistente stabilimento a conduzione familiare, traducendolo in una versione in scala ridotta dell’intera filiera Swarovski, condensata in un unico luogo. Tutto si sviluppa intorno ai processi di rapid prototyping, che consiste nella realizzazione di prototipi di cristallo in nuove forme e tagli, application prototyping, dove sono realizzati i nuovi prodotti e la fase special projects, in cui vengono prodotte le installazioni artistiche e di luce.
Con le nuove aree della sede di Wattens, la creatività e la filiera produttiva sono riunite in un unico luogo. Questo favorisce i processi di tracciabilità. Quali sistemi e certificazioni adottate in questo senso?
Filiera produttiva, showroom e spazio di co-working, le migliori tecnologie riunite in un unico luogo. Questo permette ai nostri clienti di essere fisicamente coinvolti in prima persona nello sviluppo di idee e di osservare come i nostri prototipi vengano ora prodotti in circa la metà del tempo. Sebbene Swarovski rispetti da tempo i parametri europei per l’energia rinnovabile, il nuovo progetto Manufaktur è stato realizzato nel rispetto degli standard della certificazione Leed gold (Leadership in Energy and Environmental Design). Le altre certificazioni sono quelle del Responsible Jewellery Council, Smeta/Sa 8000, Iso14001, Iso 50001, Ohsas/Iso 450001.
Quali sono le categorie di prodotto che trainano le vendite di Swarovski?
Swarovski Group comprende Swarovski Optick (attiva nella produzione di telescopi, binocoli e treppiedi, ndr), Tyrolit (produttori di utensili per la rettifica, il taglio, la perforazione e la levigatura, oltre che di macchinari per l’edilizia, ndr) e Swarovski Crystal Business, che è nato nel 1895 e rappresenta la maggiore area di business del gruppo. Swarovski disegna, produce e vende i cristalli di maggiore qualità al mondo, gemme autentiche, diamanti sintetici e pietre artificiali, nonché prodotti finiti come gioielleria, accessori e soluzioni di illuminazione. Lo scorso anno la divisione Swarovski Crystal Business ha generato ricavi per 2,7 miliardi di euro.
Come nasce la linea Created Diamonds?
Dal 1965, Swarovski si rivolge ai settori della gioielleria e dell’orologeria, e più recentemente anche all’industria dell’elettronica di consumo, con un’ampia gamma di pietre con taglio di precisione e zirconi. Nel 2017, la società ha lanciato la linea Swarovski Created Diamonds, con pietre artificiali identiche, fisicamente e chimicamente, ai diamanti naturali. Ogni pietra è perfetta e impareggiabile per brillantezza, qualità e uniformità. Un esempio recente di utilizzo di Swarovski Created Diamonds è il Fantasy Bra di Victoria’s Secret, indossato quest’anno da Elsa Hosk. Il reggiseno è stato creato utilizzando Swarovski Created Diamonds e topazi estratti in maniera responsabile. La lingerie include anche una catena per il corpo decorata con oltre 2.100 diamanti creati da Swarovski seguendo la silhouette del Dream Angels in argento sterling. Per realizzare il Fantasy Bra ci sono volute più di 930 ore.
Nei mesi scorsi Nadja Swarovski ha spiegato a Bloomberg come, benché l’opzione non sia attualmente sul piatto, un’eventuale Ipo di Swarovski aiuterebbe il brand a implementare il suo profilo digitale e a rafforzarsi nel mercato nord americano. Quale è la sua opinione?
Come azienda vogliamo posizionarci nel modo migliore possibile e l’attualità dei mercati ci obbliga a professionalizzare le nostre strutture. Ci sono sempre state considerazioni in merito, ma al momento non è nel nostro focus.
Quale è stato l’andamento del 2018?
I dati relativi al 2018 saranno pubblicati all’inizio del 2019. Prevediamo una crescita di circa il 4 per cento.
di Giulia Sciola