Inclusività e sostenibilità. Lo stilista racconta oggi il suo gruppo. Un sistema valoriale che Armani ha voluto blindare nel tempo, con la creazione della Fondazione.
Inclusività e sostenibilità. Giorgio Armani racconta i cardini attorno a cui si sviluppa oggi il suo gruppo. Un sistema valoriale che lo stilista ha voluto blindare nel tempo, con la creazione di una Fondazione (la prima del suo genere in Italia) che manterrà il controllo futuro dell’azienda. Ma Armani non dimentica lo spirito d’innovazione e libertà. E, nell’utima settimana delle passerelle milanesi, ha voluto sfilare nell’hangar dell’aeroporto di Linate. Quello che dal 1996 porta il suo nome.
Partiamo dalla sfilata Emporio Armani P/E 2019 all’aeroporto di Milano Linate. Perché questa scelta fuori dal centro? Quale messaggio avete voluto lanciare?
Linate è uno dei simboli di Milano. Non importa che sia fuori dal centro: è un luogo che rappresenta l’internazionalità, l’apertura, lo spirito di innovazione di questa città, che è da sempre un punto di riferimento estetico ed etico importante del mio mondo. L’ho scelto perché volevo un luogo che fosse sinonimo di viaggio come occasione di avventura e libertà. Linate rappresenta tutto questo, ovvero i valori che definiscono Emporio Armani nella sua natura di marchio contenitore. Attraverso questa scelta, vorrei che fosse percepito il messaggio di apertura e di inclusione proprio in tempi in cui, purtroppo, si ergono barriere.
Per Armani, cosa significa essere ‘sostenibili’, oltre alle questioni ambientali?
L’utilizzo responsabile delle risorse naturali, la salvaguardia dell’ambiente, il rispetto delle comunità, così come la tracciabilità di tutto il processo e la sicurezza dei prodotti, sono necessità imprescindibili per ogni azienda che operi a livello globale. Oggi la sostenibilità è un tema attuale e importante, forse un po’ complesso per l’industria della moda, per via della sua stessa natura che consiste nell’offrire capi nuovi ogni stagione. Posso dire però che la filosofia alla base del mio marchio è da sempre ‘sostenibile’: attraverso il mio lavoro propongo abiti che durano, che possono essere indossati anche a distanza di anni. Non penso che possa essere considerato sostenibile solo chi propone una capsule realizzata, ad esempio, con tessuti ecologici.
Che importanza ha oggi un posizionamenteo sostenibile per Armani? Ritiene che il consumatore Armani sia già sensibile a questi temi complessi?
Un posizionamento sostenibile oggi è fondamentale. È una questione di etica ancor prima che di strategia. Sono aspetti in continua evoluzione sui quali il consumatore è informato, ma sui quali va anche educato attraverso la qualità e la trasparenza del prodotto.
Ritiene che il mercato vada ‘guidato ed educato’ su questi temi?
Credo che l’attenzione e la sensibilizzazione verso questo aspetto siano doverose da parte delle grandi aziende che influenzano con le loro scelte e la loro comunicazione il grande pubblico. La sostenibilità è un tema delicato, che riguarda tutti.
Cosa pensa del paradosso tra esclusività e inclusività del lusso?
Forse bisognerebbe ripensare il termine lusso, ormai inflazionato, logorato dall’uso frequente che se ne è fatto. Lusso oggi è la cura estrema della qualità, che non può prescindere dal rispetto dell’ambiente. È un sistema di valori che definisce un mondo, e che in quanto tale parla a un certo pubblico escludendone altri. Il lusso è inclusivo per il pubblico a cui si rivolge perché si basa sulla condivisione di valori. Il paradosso, come vede, è apparente.
La scelta di creare una Fondazione è anomala in Italia, coerente con la Corporate Social Responsibility (l’azienda come responsabile delle proprie relazioni e ruolo sociale). Perché adottare questa strada e non immaginare l’entrata di un fondo finanziario?
Ho sempre ritenuto che l’indipendenza fosse la chiave del mio successo, e ne sono ancora convinto. L’ingresso di un fondo snaturerebbe questo aspetto, mentre la Fondazione lo preserva in modo organico.
Che reazioni ha registrato dal mondo della moda e dell’imprenditoria italiana?
Ho registrato reazioni estremamente positive, e di grande interesse, soprattutto in un momento delicato come questo, in cui molti marchi decidono di intraprendere percorsi differenti, affidandosi ai grandi gruppi del lusso.
Che reazioni in azienda?
È una scelta che piace, perché assicura continuità e sicurezza.
Ritiene o auspica o suggerisce che questa strada possa essere replicabile per altre aziende?
Certamente, anche se la strada che ho scelto è il frutto dell’unicità del Gruppo.
di Sabrina Nunziata