Alla manifestazione dedicata alla pelle e agli accessori e componenti, gli espositori hanno portato le ultime novità per la stagione invernale 2019-20 ed è boom per le scarpe casual.
Lineapelle è stata ancora una volta confortante, nel suo andamento e anche rispetto alle previsioni della vigilia; ma una fiera, per quanto buona, non è mai in grado di cambiare una situazione di mercato incerta come l’attuale. La 95ª edizione della manifestazione leader mondiale per i materiali destinati alla fashion industry, di scena a Fieramilano Rho dal 25 al 27 settembre, si è chiusa con il numero di aziende visitatrici dichiarato in crescita del 2% rispetto alle edizioni precedenti. Nella tre giorni della pelle e degli accessori e componenti, gli espositori hanno portato le ultime novità per la stagione invernale 2019-20 che, soprattutto per i pellami, è quella che più conta poiché l’estivo nell’emisfero nord è caratterizzato, per ragioni climatiche, da un maggior impiego di materiali alternativi e leggeri con la sola eccezione del fondo in cuoio per le calzature, legato alla bella stagione, ma in questi ultimi anni relegato al margine per effetto del boom della sneaker. Un incremento, quello della produzione di scarpe informali e casual, che sta mettendo in difficoltà la clientela tradizionale delle concerie italiane, fatta di calzaturifici italiani legati alla tecnica tradizionale e penalizzati da questo passaggio storico. Inoltre, ad avvantaggiarsi di questa trasformazione stilistica sono soprattutto i brand della sportiva, Nike e Adidas su tutti, e i grandi marchi del lusso come quelli appartenenti ai gruppi Lvmh e Kering. “La crisi della calzatura ed in particolare dei marchi piccoli è ormai un dato assodato da alcuni anni”, spiega a Pambianco Magazine Gianni Russo, presidente di Unic (Unione Nazionale Industria Conciaria) e Lineapelle, imprenditore del settore concia e a capo della conceria Russo di Casandrino (Napoli). “Ora la crisi sembra accentuarsi per vari motivi che sarebbe troppo lungo approfondire. Mi sento di dire che la gestiamo con la consueta flessibilità che ci caratterizza”. Russo sottolinea come alla crisi delle pmi calzaturiere si contrapponga un buon momento dei grandi marchi e una stabilità della pelletteria, mentre le destinazioni arredo e automotive mostrano segni di rallentamento. “Nonostante la vivacità di Lineapelle, nella sua ultima edizione, non sì è riscontrato un cambiamento della situazione stagnante della sua vigilia”, commenta il presidente Unic, evidenziando come il cambio di molti direttori creativi nelle principali maison stia contribuendo a questo momento di riflessione. La fiera ha tentato di dare la scossa al settore con iniziative stimolanti in chiave di ricerca e sviluppo, a cominciare dalla prima edizione di Lineapelle Innovation Square per approfondire le futuribili novità scientifiche e tecnologiche relative al prodotto, alla gestione della produzione e alla formazione. “L’industria italiana ha sempre saputo soddisfare, se non addirittura anticipare, le richieste della clientela. Stiamo lavorando con impegno, la ricerca è incessante”, commenta Russo, anche a proposito delle richieste delle firme per materiali sempre più sostenibili e per pelli ‘metal free’, che richiedono una sostanziale trasformazione del ciclo produttivo della conceria italiana, settore che è stato in grado di realizzare cinque miliardi di euro nel 2017. “Si tratta di un percorso, quello del metal free, che abbiamo intrapreso di comune accordo, nella consapevolezza che obiettivi e tempi di realizzazione non saranno a breve termine” conclude l’imprenditore di Napoli. La situazione è dunque più favorevole a chi opera come fornitore della pelletteria ed è il caso di Manifattura di Domodossola, leader nella filiera dell’intrecciato (80 dipendenti, 12 milioni di ricavi), la cui produzione è destinata per il 70% alla manifattura delle borse e degli altri prodotti in pelle e per il 30% al mondo dell’arredo. “I grandi brand e soprattutto i francesi stanno andando bene, mentre i piccoli soffrono e purtroppo saranno sempre più destinati a diventare terzisti”, afferma il presidente Giuseppe Polli, che ha lanciato anche un proprio marchio di prodotto finito, Athison, tratto dal nome latino del fiume Toce. “La fiera è andata molto bene – afferma Nicoletta Di Vita, global sales director di Vibram, specialista delle suole tecniche per outdoor e lifestyle – e le nuove collezioni, per la maggior parte orientate al mondo athleisure, hanno avuto un riscontro molto buono. Il mercato registra un calo piuttosto importante sulla scarpa classica e di conseguenza diminuisce l’interesse per le suole fresabili, che richiedono un’importante costruzione successiva. Al contrario il segmento sneakers va ancora molto forte”. Le incertezze internazionali non cambiano i piani di Ramponi, specialista degli accessori per pelletteria e calzatura, che conferma la volontà di quotare entro la fine dell’anno la propria società, comprendente anche la neo acquisita Astarte, al mercato Aim di Borsa Italiana. “Lavoriamo con i 12 marchi più importanti del mondo, a cui offriamo prodotto di sempre più alta qualità e ricerca, cercando di vendere anche emozioni”, spiega il CEO Alfredo Ramponi.
di Andrea Guolo