Nike e Louis Vuitton spezzano una lancia in favore degli sforzi fatti dal governo cinese per combattere la contraffazione. Se il presidente americano Donald Trump ha citato la violazione della proprietà intellettuale del made in Usa come uno dei motivi per imporre nuovi dazi sulle importazioni dalla Cina, la ‘risposta’ di due tra i marchi più copiati al mondo è stata invece il riconoscimento dei progressi fatti finora dall’Ex Celeste Impero.
La Cina, ha spiegato Valerie Sonnier, global intellectual property director di Louis Vuitton Malletier, intervenuta al China International Import Expo di Shanghai, ha creato oggi un “contesto migliore per i brand” rispetto a dieci anni fa. Non solo, il Gigante asiatico avrebbe fatto, a detta del management del colosso francese del lusso, “molto più che altri Paesi”. Sonnier ha inoltre citato le repressioni del governo su tentativi di contraffazione nella provincia meridionale del Guangdong, che hanno impedito l’esportazione di borse false di Louis Vuitton a Dubai e negli Stati Uniti.
Sulla stessa linea le dichiarazioni di Margo Fowler, chief intellectual property officer di Nike, che ha evidenziato la “la crescita del sistema IP cinese nell’estensione dello status e della protezione dei marchi”, si cui avrebbero già beneficiato il logo di Nike e lo slogan “Just Do It”.
Dei 50 Paesi considerati dal Us Chamber of Commerce’s International IP Index, che misura l’impegno concreto nella protezione dell’innovazione e dei diritti delle aziende, la Cina si trova in 25esima posizione. “Non è realistico pensare che un Paese riesca a sradicare la contraffazione e violazione della proprietà intellettuale completamente – ha commentato Wang Hejun, responsabile dell’ufficio indagini del Ministero cinese del Commercio -. È avventato imporre sanzioni unilaterali e ostacolare gli accordi multilaterali a causa di problemi legati alla tutela della proprietà intellettuale”.