Ottobre nero per il lusso in Borsa. Il settore ha avviato la discesa all’inizio del mese, causa una combinazione di timori macroeconomici e regolamentari (stretta sugli acquisti all’estero) sulla Cina. Ma a rompere le resistenze al vero e proprio crollo di ieri è stato l’invito a vendere da parte di Morgan Stanley.
Il report della banca d’affari americana è stato il punto di discontinuità che ha scatenato la fuga. Oggi, peraltro, la situazione appare meno tesa sul lusso. Permangono pesanti segni meno, ma si legano anche alla complessiva situazione difficile delle Borse mondiali.
Morgan Stanley ha declassato il comparto da “neutral” a “underweight” (termine che traduce il consiglio a ridurre ‘il peso’ di un determinato titolo in portafoglio), spiegando come il lusso rimanga sopravvalutato, con quotazioni che si mantengono elevate, nonostante la recente correzione e il rallentamento nella crescita degli utili per azione. La fiducia dei consumatori cinesi, spiega sempre l’investment bank di New York, indicatore chiave per monitorare le tendenze dei beni di lusso, sembra aver raggiunto il suo apice.
Nell’attuale scenario, Morgan Stanley mantiene una valutazione positiva per le azioni di Lvmh, premiata per i suoi margini e per la diversificazione, che ha presentato conti tutt’altro che negativi. Tuttavia, nella seduta di ieri, anche il colosso guidato da Bernard Arnault ha lasciato sul terreno 7,1 punti percentuali. Kering ed Hermès, altri rappresentanti del lusso sull’Euronext, hanno perso, rispettivamente il 9,6% e il 5,1 per cento.
Non è andata meglio alle aziende italiane (ieri l’indice Ftse Mib segnava un -1,71%), con un -9,4% per Brunello Cucinelli, un tonfo del 10,8% per Moncler, un -2,4% per Tod’s e un -4,2% per Salvatore Ferragamo. A Hong Kong il titolo di Prada ha invece chiuso in crescita dell’1,3 per cento.
La discesa in Borsa, in realtà, è diventata generale dal inizio ottobre. Dal primo del mese a ieri sera (poco più di una settimana), Moncler ha perso il 18,2%, seguito dal -10,3% di Cucinelli e Tod’s (9%). Se l’è cavata meglio Salvatore Ferragamo (-6%, ma aveva perso già parecchia strada dopo il private placement della famiglia di giugno). A Oriente, sul listino di Hong Kong Prada nel periodo ha segnato un -17 per cento.
La situazione si è riflessa anche negli indici settoriali: il Ftyse Italia Moda e prodotti per la casa, ha perso nella settimana di ottobre l’11,5%, mentre il Ftse Italia Brands il 10 per cento.
Non è immune alle tensioni di mercato, infine, anche la debuttante Farfetch, quotatasi a New York il 21 settembre scorso, con azioni scambiate nel range dei 20 dollari (17,3 euro), che hanno chiuso la prima giornata sui listini a 28,45 dollari. La capitalizzazione di Farfetch tocca gli 8 miliardi di dollari. Dal debutto le azioni del gruppo guidato da José Neves hanno iniziato a scendere, toccando, questa settimana, il minimo di 18,39 dollari e chiudendo la seduta di ieri a 20,76 dollari. Non è in realtà insolito che le azioni delle nuove società pubbliche perdano slancio con lo spegnersi dell’iniziale eccitazione degli investitori. Secondo la piattaforma di analisi Dealogic, delle 191 aziende che si sono quotate negli Stati Uniti quest’anno ben 70 vedevano le loro azioni scambiate a valori inferiori del prezzo di debutto nella giornata di lunedì.