La Gran Bretagna potrebbe implementare “unilateralmente” le tasse che colpiscono i colossi del digitale, se le trattative internazionali dovessero confermare l’attuale fase di stallo. A dichiararlo è stato Philip Hammond, finance minister del governo inglese, che, in occasione della Conservative Party Conference di Birmingham, ha spiegato come gli Stati Uniti e la loro riforma fiscale stiano rallentando l’evoluzione degli accordi multilaterali.
“Il modo migliore per tassare le grandi aziende è farlo attraverso accordi internazionali, ma il tempo per discutere ha un limite e la fase di stallo deve finire”, ha dichiarato Hammond, precisando come il Regno Unito sia pronto ad andare avanti da solo nella definizione della nuova Digital Services Tax. Quest’ultima colpirebbe colossi come Facebook e Google, che ad oggi “possono trasferire vendite e profitti tra giurisdizioni diverse”.
Da diverso tempo la necessità di una maggiore regolamentazione fiscale delle attività di giganti del tech come Google e Apple è all’ordine del giorno di Bruxelles, che, con una digital tax di circa il 3% sul turnover europeo di queste aziende potrebbe rastrellare 5 miliardi di euro all’anno. Secondo una prima bozza della proposta, intercettata lo scorso marzo dal Financial Times, nel mirino della Commissione Europea ci sarebbero gruppi con un fatturato annuale superiore ai 750 milioni di euro e ricavi tassabili totali, generati nel Vecchio Continente, per 50 milioni di euro, quindi player “con una posizione di mercato forte” e che possono trarre benefici da “effetti di rete e sfruttamento dei big data”.