Damiani ha chiuso l’esercizio 2017-18 con un incremento dei ricavi consolidati dell’1,6% a cambi correnti (+3,1% a cambi costanti) a 164,2 milioni di euro. In crescita il canale retail (il peso dei ricavi retail ha raggiunto quasi il 53% del totale consolidato), che segna un +12,9%, mentre il wholesale perde 8,7 punti percentuali. Al 31 marzo 2018, il gruppo italiano della gioielleria gestisce 63 punti vendita nel mondo, di cui 49 monomarca Damiani.
Analizzando il fatturato per area geografica, i ricavi domestici sono stati di 112,1 milioni di euro (-1,9% sul 2016-17); quelli esteri hanno toccato quota 52,2 milioni di euro, in crescita del 9,9% a cambi correnti (+15% circa a cambi costanti).
L’ebitda nell’esercizio 2017-18 è stato pari a 5,3 milioni di euro, +24,1% rispetto all’esercizio precedente, il quale beneficiava anche di proventi non ricorrenti per 1,5 milioni di euro. “Al netto di tale componente – si legge nella nota ufficiale – l’ebitda avrebbe quindi registrato un incremento superiore, e pari al 93 per cento. Il miglioramento deriva sia dalla crescita dei ricavi che dall’incremento della marginalità e dalla contrazione di alcune voci dei costi operativi”.
Il risultato netto di pertinenza del gruppo Damiani è pari a una perdita di 4,0 milioni di euro, in miglioramento rispetto al rosso di 5,5 milioni di un anno fa.
“Nell’esercizio chiuso al 31 marzo 2018 – spiega sempre il comunicato della società – la capogruppo Damiani S.p.A. ha registrato ricavi per 144,4 milioni di euro (erano stati 141,6 milioni di euro nell’esercizio precedente). L’Ebitda è stato positivo per 6,4 milioni di euro, in linea con il precedente esercizio. Il risultato netto è stato negativo per 6,2 milioni di euro, principalmente a causa della rettifica di valore di una partecipazione (3,6 milioni di euro) e per effetti cambi negativi (3,2 milioni di euro)”.