L’impatto dei prossimi mondiali di calcio sulle vendite di Adidas sarà limitato. A dirlo, nella conference call a margine della presentazione del bilancio trimestrale, è stato il numero uno del colosso tedesco dello sportswear, Kasper Rorsted, che ha anche previsto come, in Europa Continentale, i ricavi dovrebbero segnare un rallentamento nel secondo trimestre d’esercizio.
Nei primi tre mesi dell’anno Adidas ha registrato ricavi per 5,55 miliardi di euro, in crescita del 2% a cambi correnti. L’utile netto è salito del 18,7% a 540 milioni. A livello geografico, buona la performance in Nord America (+5% a cambi costanti, ma +21% a cambi costanti), piazza dove Adidas continua a rubare terreno al competitor Nike. L’Asia-Pacifico è cresciuta del 6% (la sola Greater China ha registrato un balzo del +26% a cambi costanti), mentre in Europa le vendite sono aumentate del 5 per cento.
“Nel secondo trimestre la performance sarà sostanzialmente stabile”, ha spiegato Rorsted in riferimento al mercato europeo, precisando come la Russia World Cup abbia fino ad ora offerto “minori opportunità finanziarie” rispetto ai mondiali del Brasile del 2014. Secondo il CEO di Adidas, a oggi la competizione calcistica sarebbe infatti utile a livello di immagine, ma meno cruciale nella spinta alle vendite. Queste considerazioni hanno gelato il titolo del gruppo tedesco, che ieri è arrivato a perdere il quasi il 6% a Francoforte.
Adidas è lo sponsor ufficiale della World Cup e vestirà 12 delle 32 nazionali.
Per il 2018, il gruppo ha confermato l’obiettivo di una crescita di «quasi il 10%» del fatturato e un margine operativo tra il 10,3 e il 10,5%, in aumento rispetto al 9,8% del 2017.