I fatturati 2016 dei principali player della moda maschile italiana rispecchiano un anno di performance deboli, in linea con il rallentamento dell’export.
I principali player del menswear italiano archiviano un 2016 caratterizzato, per lo più, dal segno meno. Secondo uno studio di Pambianco strategie di impresa, ciò è il riflesso, da un lato, del rallentamento generale dell’export del settore, dall’altro, di piani di consolidamento aziendale. Secondo i dati di Smi-Sistema moda Italia, lo scorso anno il fatturato della moda maschile ha registrato un risicato +0,9%, sfiorando i 9 miliardi di euro, a fronte di un +1,5% messo a segno nel 2015. Sul fronte dell’export, nei dodici mesi la crescita delle vendite è stata dell’1,9% a quasi 5,8 miliardi di euro, in rallentamento rispetto al +2,3% del 2015. Sfiora i 2 miliardi di euro, invece, il fatturato del campione di aziende considerato da Pambianco Magazine, che registra una flessione del 6,2% rispetto ai 2,12 miliardi del dato complessivo 2015.
ESERCIZIO FISCALE DI TRANSIZIONE
Primo player per grandezza è il gruppo Ermenegildo Zegna, che ha chiuso i dodici mesi con un fatturato di 1,156 miliardi di euro, in calo dell’8,3% a cambi correnti, e con una quota export del 90 per cento. “I risultati del 2016 sono conseguenti a una fase di consolidamento”, ha commentato Gildo Zegna, AD del gruppo in una nota, rivelando tuttavia un cauto ottimismo per l’anno in corso. Nei primi mesi del 2017, ha spiegato Zegna, la griffe ha infatti registrato “una positiva inversione del trend”, grazie al crescente appeal delle collezioni realizzate da Alessandro Sartori e alla ripresa dei mercati cinese, russo, europeo e del segmento travel retail. Seconda posizione, con un giro d’affari in calo del 2,9% a 216 milioni di euro, per Canali, marchio sartoriale la cui creatività è oggi affidata a un team interno, dopo la fine della collaborazione, ad aprile 2016, con lo stilista Andrea Pompilio. L’azienda lombarda, i cui principali mercati di riferimento sono Stati Uniti, Greater China e Russia, scommette oggi sulla personalizzazione dei capi, sempre più richiesta dalla fascia high spending. Ha perso invece il 10,3%, scendendo da 144 a 129 milioni di euro, il fatturato di Stefano Ricci, oggi terzo gruppo della moda maschile italiana.
IN CRESCITA KITON, LUBIAM E ISAIA
Primo segno più della classifica, al quarto posto, Kiton ha archiviato il 2016 a quota 118 milioni di euro, in progressione del 4% rispetto ai 114 milioni del 2015. Dal canto suo, Corneliani ha registrato una flessione dell’1,1%, con un giro d’affari di 113 milioni. La scorsa estate, la griffe ha nominato Paolo Roviera in qualità di amministratore delegato. Il cambio al vertice è maturato dopo il passaggio della maggioranza dell’azienda a Investcorp e l’uscita dal gruppo del fondatore, presidente e AD Carloalberto Corneliani. Segue, al sesto posto, Forall Confezioni, cui fa capo il brand Pal Zileri, che si lascia alle spalle un esercizio fiscale di transizione in cui il fatturato è sceso da 103 a 84 milioni di euro. A luglio 2016, Mayhoola Group è salito al 100% del brand di abbigliamento maschile (deteneva il 65% dal 2014). Per guidare il rilancio di Pal Zileri, il gruppo del Qatar, oggi controllante anche di Valentino e Balmain, ha nominato Giovanni Mannucci come AD di Forall Confezioni, con l’obiettivo di inauguare una nuova fase di sviluppo globale. Chiudono la classifica per grandezza, ma vantano alcune tra le performance migliori, i marchi Lardini, Isaia e Lubiam. Nel dettaglio, il gruppo guidato da Andrea Lardini ha chiuso il 2016 in parità, con un turnover di 73 milioni di euro. Il brand ha da poco inaugurato il suo primo store a Tokyo, monomarca che va ad aggiungersi a quelli aperti in Corea, in Cina e a Milano. È passato da 49 a 56 milioni di euro il giro d’affari dell’azienda napoletana Isaia, che ha messo a segno un +16,1 per cento. Tra i mercati di riferimento del brand, che fa capo all’omonima famiglia, ci sono gli Stati Uniti, l’Italia e il Giappone. Infine, progressione del 6% a quota 51 milioni di euro per Lubiam, il cui fatturato è oggi generato per il 10% dal su misura.