Ai centri commerciali ormai si va, oltre che per comprare, per divertirsi. E, soprattutto, per mangiare. Il real estate si organizza, e pensa a nuovi concept per attirare clienti.
Il nuovo corso del retail real estate non può fare a meno della cucina. Mai come oggi, infatti, il segmento Food & Beverage è il vero traino delle strategie immobiliari di distribuzione: è a colpi di progetti che solleticano l’appetito che gli operatori del mattone di tutto il mondo puntano a catalizzare i flussi di persone verso i centri commerciali di vecchia e nuova generazione. Il cibo, e tutto quello che ruota attorno a questo semplice bisogno umano diventato però tendenza e modo di esprimere se stessi, rappresenta la locomotiva del mercato immobiliare commerciale in Italia, mercato che nel 2015 ha raccolto oltre 2,6 miliardi di euro di investimenti (+80% sul 2015), per l’87% da parte estera. Le ricerche sui consumatori confermano la tendenza. A partire da quella di Cbre, che ha analizzato un campione di 22mila client in 22 Paesi, mostrando come più del 30% degli intervistati visiti uno shopping center solo per bere o mangiare qualcosa. Una motivazione alla quale, poi, seguono anche risultati d’acquisto. Le società di servizi immobiliari riportano statistiche che suonano come musica alle orecchie dei negozianti: i clienti che mangiano o bevono all’interno dei centri commerciali hanno una durata media della propria visita superiore di 27 minuti, e spendono il 18% in più nei loro acquisti globali. Motivo per cui gli operatori del Food & Beverage (F&B) hanno raddoppiato la superficie occupata nei centri commerciali negli ultimi 10 anni passando dal 7% al 15% della GLA (superficie commerciale utile) totale, e si prevede che occuperanno il 20% entro il 2020.
AL MAPIC OCCHI PUNTATI SUL FOOD
La ricerca di Cbre è stata presentata in occasione della conferenza stampa di Mapic Italy, la fiera dedicata al mercato italiano del retail e del real estate in programma il 16 e il 17 maggio al Superstudio Più di Milano. La kermesse, alla sua seconda edizione nazionale, metterà al centro del suo primo giorno proprio la ristorazione, con il primo Food&Beverage Retail Summit. L’evento, che oltre ad avere la sua kermesse italiana si tiene ogni anno a novembre a Cannes, si propone di accelerare il business delle aziende, facendo incontrare retailer, sviluppatori, investitori e intermediari immobiliari interessati al mercato italiano. E in questa edizione gli occhi saranno puntati proprio sui più recenti concept di ristorazione italiani che stanno incidendo significativamente sul settore del retail real estate. Il programma della due giorni, per cui sono previsti 1.500 partecipanti e più di 500 retailer da 35 Paesi, include una serie di conferenze ed eventi che analizzeranno il settore F&B come elemento centrale nella trasformazione in corso nel mercato immobiliare commerciale a livello internazionale. Tra i brand ospiti anche Autogrill, Illy, Mercato Centrale, Westfield, Unibail-Rodamco e Fawaz Alhokair.

I NUOVI CONCEPT DELLA RISTORAZIONE
Non è un caso se i centri commerciali aperti nell’ultimo periodo in Italia, come Il Centro di Arese o Adigeo a Verona, vantino una food court, ovvero una galleria esculsivamente dedicata al cibo, di rilievo. Per esempio, sul fatturato globale de Il Centro dopo il primo anno di apertura, pari a 600 milioni di euro, il food ha pesato per ben il 10 per cento. “La parola chiave oggi è ‘client experience’: i consumatori visitano i centri commerciali non più semplicemente per fare shopping, ma per vivere un’esperienza più globale, multisensoriale, sociale”, spiega a Pambianco Magazine Francesco Pupillo, deputy director di Mapic markets. “In quest’ottica, il leisure e nello specifico il food diventano fondamentali”. Gli sviluppatori di centri commerciali, di conseguenza, sono costantemente alla ricerca di nuovi concept food in grado di rendere unici i centri commerciali. “Tra i nuovi trend della ristorazione commerciale e i format più innovativi, ci sono l’‘Healthy&Natural’, il ‘Gourmetization’ e lo ‘Street food’, oltre ai format che propongono cucina asiatica”, continua Pupillo. “E l’Italia ha un’arma in più, da spendere anche all’estero: quella della tradizione e del recupero dei cibi regionali”.
LA MODA ALLEATA DI GUSTO
A ulteriore riprova dell’importanza dell’area food, anche il deciso cambio di passo nei rapporti tra ristorazione e moda rispetto al passato: “Un tempo – prosegue Pupillo – i ristoranti e i negozi erano in forte competizione: oggi, invece, il fashion non vede più il food come un competitor, ma come un valore aggiunto che permette di migliorare i risultati economici”. Un’arma in più, insomma, che fa lievitare il fatturato dei centri commerciali e permette ai loro gestori, in alcuni casi, anche di aumentare i prezzi degli affitti degli spazi. “Il modello del vecchio centro commerciale con una galleria e un supermarket è decisamente superato: per performare bene servono negozi e, in aggiunta, servono ristoranti. Sulle vendite globali, attualmente, i ricavi in arrivo dal food sfiorano il 15-20% del fatturato dei centri commerciali, ma questa percentuale è destinata a crescere”, conclude il manager. Al Mapic, insomma, si prenderà esempio da quanto accade già da alcuni anni all’estero e si analizzeranno i best cases nel campo: ali di pollo, hamburger gourmet e involtini primavera, ormai, vanno di pari passo con la scelta del nuovo abito.
di Caterina Zanzi