L’oggetto trasceso, la sua scomposizione e l’inganno materico hanno animato il Fuorisalone 2017. Il motto è stato: “Mai prendersi sul serio, ma con rispetto”.
Di questa edizione della design week milanese resterà nel cuore e nella mente la spinta visionaria, eclettica, surreale e ironica di un nuovo approccio all’arredamento e all’illuminazione. Il motto è sembrato essere ‘non prendersi sul serio’, nel rispetto però del significante, ovvero dell’elemento d’arredo che, integrato in istallazioni concettuali, mantiene la sua bellezza estetica resa trasognata da virtuosismi applicativi. Emblema di questa corrente è stata la giostra Time Machine di Lee Broom nel nuovo distretto di Ventura Centrale, arredi total white puliti ed essenziali, quasi eterei, all’interno di un hangar in contrasto per la sua decadenza (voluta?). L’ironia è stata invece ben rappresentata dall’installazione firmata da Maarten Baas che fa il verso a una società non più interessata ad ascoltare i bisogni dell’individuo, con la sua richiesta di aiuto “May I have your attention, please?”, esplicitata in una miriade di megafoni circondanti sedie vuote, per una ambientazione degna del Teatro dell’Assurdo, in una sorta di ribellione post-alienazione. L’oggetto trasceso si alterna, nei diversi distretti del design, all’oggetto ‘smontato’ nei suoi moduli e nei suoi materiali per un viaggio all’interno della sua essenza e della sua costruzione. L’installazione di Salviati by Luca Nichetto e Ben Gorham, riflettendo su forme antropomorfe, scompone l’oggetto in Pyrae e Strata esplorandone la modularità, concetto che ritorna al Materials Village all’interno del Superstudio di via Tortona, con focus sulla materia e sulle sue applicazioni e trasformazioni. L’inganno messo in atto dall’oggetto stesso è presente nelle proposte di Alessandro Ciffo che realizza prodotti in silicone del tutto simili al vetro, e nel finto container di Gerflor dove le superfici in vinile ingannano l’occhio e il tatto simulando le fattezze del legno, del marmo e del tessuto. Il colore ha contribuito a investire di nuovi e molteplici sensi i prodotti esposti. Il bianco è protagonista di White in the City, un intinerario a tema nel Brera Design District che ha trovato il suo opposto nel concept principale del Superstudio: ‘Time to color‘, dove l’aspetto ludico e le sfumature accese hanno dato un nuovo aspetto ad arredi tradizionali e a vere e proprie sculture. Infine, ulteriore modo di superare la contingenza dell’oggetto è stata la realtà virtuale che a Base Milano ha offerto esperienze multisensoriali connettendo tecnologia, prodotto e individuo come è avvenuto nella sezione dedicata a Homi Smart.
di Paola Cassola