Nelle difficoltà, bisogna fare sistema. Questo, in estrema sintesi, il messaggio lanciato a Pambianconews da Mario Dell’Oglio, presidente della Camera Buyer, che tenta di ripartire da un “manifesto etico” per lasciare alle spalle le difficoltà vissute dai 114 multimarca italiani associati, stretti tra il web e il ripensamento della distribuzione da parte dei maggiori brand internazionali. Colpevoli, secondo il numero uno dell’istituzione, di non mettere a parte per tempo i negozianti delle proprie scelte legate al wholesale.
“Con questo manifesto vogliamo interloquire con i 25 top brand che più impattano sul nostro conto economico e sulla nostra immagine, e che troppo spesso cambiano strategie dall’oggi al domani. Chiediamo che alcune delle loro decisioni fondamentali, tra cui quelle relative al mark up, alla pianificazione degli ordini e all’eventuale risoluzione dei rapporti, siano comunicate con il giusto anticipo alle boutique”.
Secondo Dell’Oglio, in sostanza, se da un lato le aziende si devono sentire libere di apportare cambiamenti alle proprie strategie distributive, dall’altro dovrebbero tenere in considerazione l’impatto che tali cambiamenti possono avere sulle boutique partner. “Per esempio, parlando di mark up, alcuni brand lo hanno ridotto sotto al 2,5%, una quota con cui per noi diventa impossibile lavorare. Questo è avvenuto senza preavviso, e ha impattato in maniera negativa sui fatturati di alcuni associati”. Riguardo le tempistiche, Dell’Oglio parla di 4 o 5 stagioni di preavviso nei casi in cui la partnership tra un brand e un negozio sia particolarmente salda. “Voglio essere il portatore di un accordo di sistema bipartisan nell’interesse di tutti e spero che alcune di queste criticità possano migliorare nell’immediato”, conclude Dell’Oglio.