Il Regno Unito vuole tagliare i ponti. Il Governo sta considerando l’opportunità di dimezzare il numero degli studenti universitari stranieri che hanno accesso alle scuole del Paese. In particolare, Amber Rudd, segretario di Stato per gli affari interni, starebbe per limitare a 170mila le iscrizioni provenienti da studenti stranieri che attualmente ammontano a 300mila.
Le università del Regno Unito sono in stato di agitazione dichiarando, come riporta The Guardian, che gli studenti stranieri portano più di 10,7 miliardi di sterline all’economia del Paese. Colin Riordan, vice rettore dell’Università di Cardiff, punta il dito contro Rudd: “Ha deciso che tagliare il numero degli studenti internazionali è l’unico modo per tenere fede alla promessa di diminuire l’immigrazione” e sostiene che alcune richieste di studenti siano già state respinte a causa di colloqui definiti “poco credibili”. Sir Keith Burnett della Sheffield University si è scagliato contro la riforma asserendo che altri Paesi, in primis Australia e Canada, starebbero già beneficiando di questa manovra.
“Tagliate il numero degli studenti internazionali non solo riduce gli introiti ma anche le idee che generiamo, la nostra ricerca, il nostro network globale e le opportunità di business create” riflette Nigel Carrington, vicedirettore della University of the Arts London, sul sito del magazine Dazed and Confused. Gli fa eco Sarah Gresty della Central Saint Martins: “L’impatto culturale della nostra comunità internazionale è vitale alla nostra scuola di moda. Qualsiasi cosa possa mettere in pericolo la diversità e le opportunità per i nostri studenti internazionali sarebbe enormemente regressivo per il nostro dipartimento”. La Central Saint Martins conta attualmente il 48% di iscritti extra-UK.
Nel campo della moda Città come Milano, Parigi e New York potrebbero probabilmente trarre giovamento dalla riforma.