Si riapre la crisi della Borsalino. È stata revocata l’ammissione della storica azienda di cappelli al concordato preventivo, dopo l’ok alla procedura avvenuto lo scorso 17 marzo. Ora per il brand di Alessandria, conosciuto in tutto il mondo, si potrebbe profilare l’istanza di fallimento, il che potrebbe riaprire i giochi sulla proprietà. Il tutto, nonostante, come riportano i quotidiani locali, i risultati positivi registrati nel 2015: 15 milioni di euro di fatturato contro i 13,5 del 2014 e un milione di utile. Con il 2016 che dovrebbe chiudersi con una nuova sostanziosa crescita. Intanto oggi è prevista l’assemblea di 120 dipendenti della Borsalino di Alessandria.
La vicenda della Borsalino è legata al maxi crac da 3 miliardi del finanziere Marco Marenco che allora ne deteneva la quota di maggioranza. Nel 2015, per il marchio era stato richiesta la procedura di concordato in bianco. A dicembre dello scorso anno, l’imprenditore italiano Philippe Camperio, insieme a un collettivo di esperti del lusso e di private equity, era entrato nell’operazione di ristrutturazione di Borsalino attraverso la società Haeres equita che ha poi preso in affitto il ramo d’azienda. Lo scorso 17 marzo il Tribunale di Alessandria aveva ammesso al concordato preventivo la Borsalino previa cessione del marchio a Camperio al termine dell’operazione. A giugno era stata fissata l’adunanza con i creditori, con l’intento di conservare oltre 100 posti di lavoro. Secondo quanto riportato dalla stampa locale, a seguito di quest’incontro non è avvenuto alcun ripianamento dei debiti nei confronti dei creditori né sono stati onorati gli impegni assunti davanti ai giudici del Tribunale di Alessandria. Sarebbe questa la motivazione alla base della decisione di revoca della procedura che segna un nuovo stop al salvataggio dello storico marchio.