Il settore dei luxury multibrand italiani ha archiviato l’anno con vendite a doppia cifra. Merito di e-commerce e turismo. Ma anche della creazione di network.
Ricavi in crescita e un miglioramento dei profitti. Il 2015 si è rivelato, forse a sorpresa considerata la crisi generalizzata del mercato al dettaglio nazionale, un anno del tutto positivo per i multibrand italiani di fascia alta. Secondo i dati raccolti da Pambianco Strategie di Impresa, i fatturati delle 31 principali insegne multimarca italiane di abbigliamento di fascia alta hanno totalizzato un aumento delle vendite del 19%, passando da un turnover complessivo di 567 milioni di euro agli attuali 677 milioni di euro. Una performance, peraltro, frutto di un andamento generalizzato: ben 26 società sul totale di 31 hanno registrato ricavi in crescita. In progresso anche il valore medio complessivo dell’ebitda percentuale che è aumentato dal 5% al 5,7 per cento. Le prime dieci boutique per fatturato hanno realizzato un incremento dei ricavi del 21,7% a 433 milioni di euro Il balzo in avanti delle vendite è legato in molti casi all’apertura di nuovi spazi commerciali o all’ampliamento di quelli esistenti. Ma giocano una carta importante sia il potenziamento del canale e-commerce, ormai diventato un elemento chiave anche per questo settore, sia, soprattutto, i flussi turistici provenienti principalmente dal Far east e la pratica diffusa del parallelo che, secondo quanto risulta a Pambianco Magazine e come spiegato nell’articolo precedente, coinvolgerebbe una buona fetta dei multibrand italiani.
CRESCONO (ANCHE) LE SUPERFICI
Entrando nel dettaglio della classifica, al vertice della top ten per fatturato si piazza Cuccuini, storica insegna livornese fondata a fine anni Sessanta. Nel bilancio 2015/2016 chiuso a fine febbraio è evidenziata una crescita dei ricavi del 34 per cento. Il dato è frutto anche dell’incorporazione della Giotto S.r.l., società operante nello stesso settore commerciale nell’area nord ovest della Toscana. In seconda posizione troviamo Folli Follie, multibrand mantovano che ora conta su una rete di sei insegne anche a Brescia, Bologna, Riccione e Verona (due), con 55 milioni di euro (+9,1%), seguito da Wise, network di botique di Cremona, Desenzano e, dal 2015, anche Reggio Emilia con 54 milioni di euro (+32,2%). Tra i big in classifica, c’è anche Coltorti (41 milioni di euro di turnover, in crescita dell’11%) che proprio quest’anno ha inagurato una nuova boutique a Pescara e, come spiegato dalla società gestita da Maurizio Coltorti (dopo l’uscita di Marzio Torcianti), ha raccolto i frutti dell’apertura del canale e-commerce. Si arricchisce anche il network commerciale di Franz Kraler. Tradizionale punto di riferimento del lusso sulle Dolomiti, dallo scorso dicembre ha raddoppiato la presenza a Cortina rilevando l’ex store Ritz Saddler che si aggiunge agli altri tre punti vendita della località e a quello di Dobbiaco. Al vertice della classifica per ebitda si piazza Sugar, 48 milioni di euro di fatturato e 8 milioni di ebitda (pari al 17%), seguito da 10 Corso Como, l’insegna milanese che si appresta a volare oltreoceano per aprire nel 2017 il punto vendita newyorkese (6 milioni di ricavi e 1 di ebitda). Michele Maltempi, al top nella classifica per crescita dei ricavi, occupa il terzo posto in quella per redditività (3 milioni di euro, pari al 12,5%). Segue Cuccuini con 6 milioni di euro (pari al 10,7%) e Folli Follie (5 milioni di euro, pari al 9,1%).
di Milena Bello