Il percorso di internazionalizzazione avviato da Fiera Milano e Ice sta dando i frutti attesi. Flussi importanti soprattutto da Spagna e Giappone. Ma Cina, Francia e Russia restano ai primi posti.
Buyer stranieri a più 15%. Visitatori provenienti da 105 Paesi. La piazza di Homi, cioè la fiera dedicata alla casa che si è tenuta dal 12 al 15 settembre a Fiera Milano, ha raggiunto l’obiettivo di aumentare il numero di buyer ed espositori stranieri. Risultato tanto più importante in un momento in cui la capacità di internazionalizzarsi delle fiere italiane è sotto il mirino – anche – dei finanziamenti governativi: Roma dovrà infatti decidere se, finora, ha investito nelle società e nelle fiere giuste oppure no. E, in quest’ultimo caso, sarà inevitabile ritirare i finanziamenti e allocarli altrove.
STRANIERI IN CRESCITA A DOPPIA CIFRA
Tornando a Homi, la partnership tra Fiera Milano e l’Istituto per il Commercio estero (Ice) sembra comunque andare verso la giusta direzione, tant’è che l’accordo fra le due parti è stato esteso al 2017. Accordo che prevede un’attività promozionale congiunta che ha fruttato, per Homi, il 16% di stranieri in più in questa edizione, fra buyer ed espositori, con aumenti importanti soprattutto fra spagnoli (+50%) e giapponesi (+28%). I Paesi più rappresentati restano però ancora Cina, Francia e Russia.
IL RISCONTRO DELLE AZIENDE
Ma c’è di più. Stringendo lo sguardo ai buyer, l’aumento di quelli stranieri è stato del 15%. In contrasto con quelli italiani, calati dell’8%. Questi dati sono confermati dalle aziende presenti a Homi (1.400 in tutto, di cui il 25% straniere), che già a metà della quattro giorni di manifestazione notavano una forte presenza straniera. “Chi si occupa di estero da noi è stato occupato fin dai primi giorni della fiera e ha ricevuto molte richieste: anche questa edizione ci ha dato soddisfazione” ha raccontato a Pambianco Magazine Matteo Alessi, international sales and development director Europe di Alessi. Un’alta percentuale di stranieri a Milano, però, da sola non basta per spingere l’internazionalizzazione. “È fondamentale la nostra presenza nelle fiere all’estero: da Parigi a Francoforte agli Stati Uniti” ha continuato Alessi. “Nei Paesi in cui siamo presenti con una filiale ce ne occupiamo direttamente, dove abbiamo dei distributori sono loro a partecipare: in ogni caso sono una modalità di relazione con il cliente che riteniamo molto importante”.
VISIONE A “DOPPIO FILO”
Una visione “a doppio filo” che è in linea con la più ampia strategia di Fiera Milano. L’amministratore delegato della società, Corrado Peraboni, ha infatti definito il percorso di internazionalizzazione intrapreso insieme a Ice come “a due vie: portare le imprese internazionali sui mercati più promettenti, ma soprattutto portare i buyer internazionali nelle fiere italiane”. Cosa che ha come “piacevole effetto secondario quello di aumentare l’indotto”. Nello specifico, la collaborazione tra le due parti si è focalizzata su Paesi dalle alte potenzialità future: ancora una volta Cina e Nord America, su cui spinge anche il vice ministro Carlo Calenda. E poi Medio Oriente e Nord America. Quanto ai settori rappresentati a Homi, un ritorno positivo c’è stato “in un comparto su cui, pur non essendo nuovo, abbiamo investito molto”, ha fatto notare Peraboni: il tessile-arredamento. Di questo settore in continuo fermento ne è un esempio il gruppo Vincenzo Zucchi, che a Homi ha presentato il percorso che ha portato a unificare i brand Zucchi e Bassetti sotto lo stesso tetto e le novità di prodotto, a cominciare dalla nuova licenza di Star Wars, ma anche un piano di estensione del business in settori al di là del tessile: dall’edilizia alla moda e al design. “Abbiamo una grande ricchezza in azienda, 56mila blocchi da stampa declinati in 12mila disegni – ha raccontato Giovanni Vacchi, AD del gruppo – una fonte d’ispirazione e un’opportunità per tutte quelle imprese che vogliano utilizzare questi disegni per i loro prodotti”. Ecco allora che il “nuovo” diventa sempre più la chiave per affrontare il mercato, soprattutto oggi che le aziende non possono ancora considerarsi fuori dalla crisi. “Abbiamo creato prodotti che intrecciano passato e futuro, culture diverse nel segno dell’innovazione – ha raccontato Beppi Arsuffi, titolare di Outlook Design Italia – da quelli dedicati al rito del tè ai ‘design memorabilia’, disegnati da firme dell’architettura”.
di Teresa Potenza