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Boom di hotel a Milano

Boom di hotel a Milano

Di Caterina Zanzi
8 Luglio 2015

La ripresa economica italiana segna il ritorno in città dei businessman. Expo calamita turisti. Ma la vera sfida per l’hotellerie di lusso milanese è attirare visitatori anche oltre l’Esposizione. E distinguersi tra competitor sempre più agguerriti. Anche puntando sul leisure.

La gara dell’hotellerie di alta gamma a Milano si fa competitiva. E, se  la domanda di camere di lusso, in questo periodo, torna a crescere grazie alla ripresa economica e a Expo, i player del settore in città si moltiplicano. Facendo aumentare, a propria volta, la sfida. L’offerta alberghiera in città si è arricchita, soltanto nell’ultimo periodo, grazie all’apertura del Mandarin (prevista per fine luglio), la ristrutturazione dello storico Hotel Gallia e l’arrivo in città di un nuovo brand, Palazzo Parigi. Per il primo trimestre del 2017 è previsto il taglio del nastro a Brera del W, brand di lusso di Starwood rivolto a un target più giovane rispetto ai marchi in portafogli al gruppo. Una serie di aperture che conferma quanto emerso ad aprile da una ricerca condotta da Pambianco Strategie di Impresa per Sea: Milano è, a sorpresa, la meta preferita dallo shopping mondiale di alto di gamma. La città della Madonnina attira un target di turisti omogeneo di livello alto o medio-alto che ambisce a muoversi in un ambiente sempre in perfetta linea con i propri modelli di vita. In questo clima, per le diverse catene è cruciale differenziare la proposta attraverso servizi personalizzati. Ma la sfida è ancora più complessa: passare il messaggio che Milano non è una città di solo business, ma anche di divertimento.

Excelsior Gallia_Shiseido_Spa

FATTORE EXPO

Anche i numeri ufficiali del comparto parlano di un fermento particolare. Secondo i dati rilevati dal Barometro del comparto alberghiero della Camera di Commercio di Milano, il segmento di offerta di fascia alta ha fatto registrare, nel periodo compreso tra gennaio e marzo 2015, un tasso di occupazione camere del 61,6 per cento. E se la tariffa media a notte è stata di 357 euro, il RevPAR (il fatturato generato per camera disponibile) si è attestato a 220 euro. Dati sostanzialmente stabili rispetti a quelli dello stesso periodo dello scorso anno che, con l’Esposizione Universale, potrebbero gonfiarsi. “Grazie anche a Expo vediamo molte più prenotazioni rispetto allo stesso periodo dell’esercizio precedente”, conferma Attilio Marro, general manager del Bulgari Hotel di Milano, perla della catena creata in partnership tra il marchio di gioielli di proprietà di Lvmh e la divisione lusso di Marriott International. Si può parlare a buon diritto di effetto Expo? “Sì, ma anche di effetto dollaro. Il momento è favorevole, anche se rimane difficile stabilire adesso quanto questo margine positivo sarà in grado di incidere a lungo termine. Ci auguriamo che Expo sia un volano per gli anni a venire”, prosegue Marro, alla guida dell’hotel nato nel 2004 e recentemente ristrutturato in occasione del decennale dall’apertura. Dello stesso parere è Mauro Governato, a capo del Four Seasons, uno dei primi hotel di lusso a Milano, aperto nell’ormai lontano 1993 nella splendida cornice di via Gesù e di proprietà del Gruppo Statuto, che ha da poco firmato gli accordi anche per l’apertura del Mandarin e del W Hotel, rispettivamente con Mandarin e con Starwood. “Expo è una buona opportunità, come lo è l’arrivo in città di altri player. Più competitor ci sono, più Milano viene riconosciuta come una destinazione importante. È un po’ come un campionato di calcio: più squadre all’altezza ci sono, più il gioco è divertente”, ironizza il general manager. Il Four Seasons di Milano, nel 2014, ha registrato un dato di occupancy del 67%, “una percentuale che ci aspettiamo quest’anno possa salire di ulteriori 3 o 4 punti”.

Hotel_Mandarin_Rendering-Esterno

LA CARTA DEL FOOD&BEAUTY

L’incremento dell’offerta impone un parallelo miglioramento dei servizi. Ciascun hotel gioca le proprie carte, attirando clienti grazie a proposte mirate. Impossibile competere, per esempio, senza offrire servizi complementari come la spa o il ristorante. Celebri le aree dedicate alla bellezza dell’Armani Hotel, arrivato in città nel 2011 grazie a una collaborazione con Emaar Properties, e del Bulgari. Mentre l’Excelsior Hotel Gallia, di proprietà della Katara Hospitality e gestito dalla multinazionale dell’hotellerie Starwood, che ha riaperto di recente dopo una ristrutturazione multimilionaria, ha presentato la sua Shiseido Spa, la prima in Italia frutto della collaborazione con il marchio di beauty giapponese. Oltre mille metri quadrati di spazio benessere, l’area più grande dedicata alla bellezza tra gli hotel milanesi. Anche i bar e i ristoranti interni agli alberghi giocano un ruolo strategico fondamentale. Nel 2013, anno del lancio di Palazzo Parigi, hotel di super lusso nel cuore di Brera, la proprietaria Paola Giambelli, dell’omonima famiglia delle costruzioni, aveva chiamato a guidare le sue cucine niente meno che Carlo Cracco, già chef del Trussardi alla Scala.

E, sempre il Gallia di piazza Duca d’Aosta, ha scelto i fratelli Cerea, tre stelle Michelin, per gestire ristorante e bar con vista panoramica. “I nostri clienti, soprattutto americani, inglesi, arabi e russi che spingono il segmento lusso con una forte richiesta di suite, a partire da settembre potranno godere di una vista panoramica su tutto lo skyline milanese”, spiega Marco Olivieri, general manager di Excelsior Hotel Gallia. “E nella nostra offerta, che conta su 235 camere, c’è anche la Katara Suite, una delle suite presidenziali più grandi d’Italia con i suoi mille metri quadrati”.

Food e beauty sono esche fondamentali per attirare italiani e soprattutto stranieri. “Lavoriamo per il 70% con una clientela internazionale che ci aspettiamo possa crescere in relazione a Expo, grazie anche agli articoli che puntano i fari sulla nostra città, come quello uscito di recente sul New York Times”, spiega Ezio Indiani, general manager del Principe di Savoia, parte della catena Dorchester Collection, in Piazza della Repubblica dal lontano 1932.

Ma la vera sfida è attirare, oltre alla clientela business, anche quella leisure. “Non è raro vedere persone che inizialmente vengono da noi per un viaggio d’affari e poi ritornano con la famiglia. L’apertura della nostra spa, quest’estate, rafforzerà ulteriormente questo trend”, spiega Giambelli, a capo di Palazzo Parigi, che contrariamente agli altri hotel non fa parte di nessuna catena. “Negli ultimi anni è diventato fondamentale attirare entrambe le tipologie di clienti, quella in città per lavoro e quella per divertimento”, racconta Gorka Bergareche, al timone del Park Hyatt, hotel aperto nel 2003 in Galleria grazie a una joint venture tra il marchio americano e Omega Capital. “In questo senso vanno i lavori fatti per il nostro ristorante, lo stellato Vun, e il Mio Bar, di recente apertura. Anche grazie a queste novità oggi il tasso di occupazione dell’hotel è superiore al 70 per cento”. E chissà che, durante e dopo Expo, questi numeri non siano destinati a salire.

di Caterina Zanzi

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