Eddy Monetti continua a puntare sulla Cina. La label napoletana nata come una piccola bottega di famiglia fa il tris nell’ex Celeste Impero, con le due aperture del mese scorso a Hangzhou e a Xi’an, e quella prevista il prossimo giugno a Tsingtao, nell’est della provincia dello Shandong.
Quest’ultimo negozio ospiterà, nei suoi 180 metri quadrati, la collezione maschile, con un focus particolare sullo sportswear: “Il gusto della clientela cinese – ha spiegato a Pambianconews il titolare Salvatore Monetti – è molto diverso da quello italiano. C’è una richiesta molto forte, pari al 90%, per l’abbigliamento meno formale; in estate, per esempio, vendiamo moltissime polo. Diverso è il caso dell’Italia, dove vanno soprattutto il capospalla, l’abito e la cravatta (70% rispetto allo sportswear)”. La linea donna, invece, che non rappresenta il vero dna del brand e che “oggi vale il 40% del fatturato in Italia – ha aggiunto Monetti – non è ancora arrivata nei punti vendita cinesi”.
Il brand, che in Cina era partito nel 2010 con un negozio a Chengdu, arriva così a quota sette boutique in questa parte del mondo, “tutte all’interno dei più importanti shopping mall del Paese e posizionate accanto a grandi nomi della moda”, ha spiegato il patron dell’azienda. Su un totale di 14 negozi, dunque, Eddy Monetti ne conta più della metà oltre la Grande Muraglia (50% sul fatturato), mentre cinque sono in Italia (40% sul fatturato) e uno a Baku, Azerbaigian, nello spazio che è appena stato raddoppiato a 120 metri quadrati.
Il progetto di espansione non si ferma, perché “entro il 2015 – aggiunge il titolare – prevediamo altri due opening in Cina, sempre insieme con Jacky Chen Long, il commerciante esclusivista di Daks e Brunello Cucinelli, e tra i primi a importare Salvatore Ferragamo, e un altro nei Paesi Arabi, pensiamo a Dubai, dove abbiamo contatti molto seri e dove al momento siamo presenti nei multibrand”.
Intanto il marchio fa i conti, e chiude il 2013 con “più stabilità in Italia”, dove nel 2012 c’era stata una diminuzione del 12%, e con “un miglioramento all’estero – ha concluso Monetti – un piccolo segno più che lascia ben sperare”.