Gruppo Masi, realtà specializzata nella produzione di vini di alta gamma con una storica specializzazione nell’Amarone, chiude il preconsuntivo 2013 con una lieve diminuzione di fatturato (-1%), pari a 69,2 milioni di euro. Invariata la produzione, circa 12 milioni di bottiglie. Il 92% del fatturato dipende dall’export, circostanza che ha permesso all’azienda con sede in Valpolicella di tenere il passo senza subire l’impatto del calo del mercato interno; l’euro forte ha però creato problemi di competitività in quasi tutti i Paesi extra Ue, con l’aggravante dell’aumento dei prezzi dei vini di riferimento del gruppo (vini veronesi, pinot grigio e rossi e bianchi delle Venezie) a seguito di due vendemmie deficitarie, che hanno sostenuto i costi di approvvigionamento delle uve.
“Il 2013 è stato un anno impegnativo – ha commentato il presidente Sandro Boscaini – essendosi aggiunta alla situazione di crisi del mercato interno e di altri Paesi una pesante turbativa nei cambi, con l’euro troppo forte sul dollaro Usa e canadese, sulla corona norvegese e svedese, sullo yen, il rublo e il real brasiliano, mercati nei quali Masi registra consistente parte del suo fatturato”. In Italia il fatturato è stato comunque mantenuto grazie al successo di alcuni vini chiave: la novità Rosa dei Masi, la conferma del Trentodoc millesimato Conte Federico e degli Amaroni di alta gamma.
Quattro nuove destinazioni (Guatemala, Kenya, Mauritius e Seychelles) portano a 94 il numero dei Paesi dove Masi è presente con i suoi vini. Le attese per l’anno in corso sono “prudentemente positive”, in attesa di un riallineamento dei cambi e dell’attivazione di una strategia, denominata “Masi 2.0”, che prevede un complesso di nuove attività business-to-consumer. Tra gli investimenti si segnala l’acquisto della tenuta Cà Nova, nell’area del Bardolino Classico, e il raddoppio della cantina Masi Tupungato in Argentina. Previsti infine ulteriori investimenti in comunicazione e promozione, a cui Masi destina tra il 12 e il 15% del fatturato annuo.