Alla 55a Esposizione Internazionale d’Arte, dal 1 giugno al 24 novembre 2013 a venezia, in mostra le riflessioni sul destino dell’arte contemporanea e sulla sua capacità di rappresentare realtà globali, ossessioni tecnologiche, nuove sensibilità meta-connettive e panculturali.
La Biennale di Venezia (www.labiennale.org) è un travolgente simposio sullo ZeitGeist globale che trova tra i canali della laguna veneziana un palcoscenico ideale, fluttuante, senza tempo. Sarà questo il segreto di una Biennale che rimane unica nel suo valore culturale e nella sua importanza nel mondo dell’arte internazionale. La prorompente maestà di Venezia costituisce una scena perfetta per allestire la più grande rappresentazione artistica contemporanea.
Quest’anno l’esposizione riceve il titolo de Il Palazzo Enciclopedico, è organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta, mentre la curatela generale è affidata a Massimiliano Gioni, già direttore artistico della Fondazione Nicola Trussardi e Associate Director del New Museum of Contemporary Art di New York. 88 i Paesi partecipanti di cui 10 presenti per la prima volta tra cui la Santa Sede, che sarà nelle Sale d’Armi. Vero punto di partenza della mostra è quest’anno la Sala Chini, sala ottagonale nel Padiglione Centrale ai Giardini, in cui è stato riportato in luce con un restauro filologico il ciclo pittorico La Civiltà nuova di Galileo Chini (1873-1956) ‘scomparso’ sotto una nuova struttura realizzata nel 1928 da Giò Ponti.
L’Italia sarà rappresentata da Vice Versa, mostra curata da Bartolomeo Pietromarchi alle Tese dell’Arsenale, in cui sette camere ospiteranno ognuna due artisti in dialogo tra loro. Tra i partecipanti, Piero Golia che presenterà all’ingresso del padiglione un blocco di cemento armato in cui è dispersa della polvere d’oro. Otto metri di altezza, che ostacoleranno il traffico pedonale e soprattutto entreranno in relazione con il pubblico: si potrà infatti tentare di rimuovere e portare a casa una parte della scultura (in perfetto stile italiano), e alla fine della mostra l’opera sarà la risultante di una sciamanica coreografia di comportamenti sociali.
Novità importante di quest’anno è il Padiglione Venezia, che riprende l’originaria vocazione di struttura nata per ospitare le eccellenze nelle arti decorative. La mostra, costruita in partnership con tre nomi leggendari del tessuto veneziano come Rubelli, Bevilacqua e Fortuny, invita sei artisti tra Oriente e Occidente a rapportarsi con le moderne produzioni, con un passato di scambi, innovazioni, decorativismi antichissimi. Interessante la contaminazione che nascerà tra la tradizione dei tessuti di Fortuny e le moderne tecnologie dei russi AES+FG, oltre alla tedesca di origini iraniane Anahita Razmi. Gli artisti russi, in particolare sono stati scelti per la “visionaria soverchiante eleganza delle immagini”, come spiega Pietro Lunetta, direttore artistico di Fortuny, “si legano molto alla figura di Mariano Fortuny, che fu non solo stampatore ma soprattutto artista e cultore delle arti a tutto tondo. Come Mariano combinano tradizione e tecnologia, e riescono a creare suggestioni e rimandi in grandi affreschi digitali”.
IL PALAZZO ENCICLOPEDICO
Dal 1998 le Biennali d’Arte a Venezia non sono più costituite solo da mostre dei padiglioni nazionali, ma a queste si è aggiunta una mostra culturale che si tiene negli spazi dell’Arsenale, appositamente restaurati. La mostra internazionale quest’anno include più di 150 artisti ed è il cuore culturale della Biennale, in cui si sviluppa la tesi ricercata dal giovane e prodigioso curatore Gioni. Prima di lui, il ruolo di curatore generale è stato ricoperto da Achille Bonito Oliva (2003), Daniel Birnbaum (2009) e Bice Curiger (2011).
Dalle numerose opere esposte, che includono fotografie, video, bestiari, labirinti, tavole enciclopediche, installazioni come cinquecenteschi ‘teatri del mondo’, rappresentazioni allegoriche, cosmologie, emerge una tensione di investigazione ossessiva, meta-culturale. L’idea parte dall’utopia di Marino Auriti, l’artista autodidatta italo-americano che nel 1955 depositò all’ufficio brevetti statunitense il progetto di un Palazzo Enciclopedico, un colossale museo immaginario che avrebbe dovuto ospitare tutto il sapere dell’umanità. “L’impresa rimase incompiuta – racconta Gioni – ma non il sogno di una conoscenza universale e totalizzante attraversa la storia dell’arte e dell’umanità. Oggi, alle prese con il diluvio dell’informazione, questi tentativi di strutturare la conoscenza in sistemi omnicomprensivi ci appaiono ancora più necessari e ancor più disperati”.
Gioni abbatte le distinzioni tra professionisti e dilettanti, tra outsider e insider all’arte, e adotta un approccio antropologico, apertamente visionario. Tra le presenze, i quadri astratti della scandinava Hilma af Klimt, i disegni estatici delle comunità Shaker, addirittura le lavagne su cui il pedagogo Rudolf Steiner tracciava diagrammi impazziti che tentavano di comprendere l’intero universo. Testimonianze che si intrecciano alle opere di artisti contemporanei: Yuri Ancarani, Alice Channer, Pamela Rosenkranz, Stan VanDerBeek, solo per citare alcuni, esaminano la combinazione di informazione e osservazione tipica dell’era digitale; Ragnar Kjartansson, Marco Paolini, Erik van Lieshout animano progetti in esterna.
IL ‘FUORI BIENNALE’
Saranno 47 gli eventi collaterali ufficiali, ovvero quelli ammessi dal curatore Gioni (erano 37 nel 2011). Organizzati in numerose sedi della città, propongono un’offerta di contributi di notevole valore in location dalla smisurata bellezza e contribuiscono a trasformare il fuori Biennale in una favola urbana a cielo aperto. Moltissimi gli eventi quest’anno che tracciano ponti tra culture, tra passato e presente, tra Oriente e Occidente, eludendo distanze geografiche e culturali, e smascherando pregiudizi secolari. Come ad esempio il progetto ‘Fuori Rotta – un dialogo tra Italia e Grande Cina’ promosso da Ballin in collaborazione con Fondazione Querini Stampalia e Arthub Asia, Shanghai.
di Patrizia Coggiola