Mentre i dati mondiali sul commercio elettronico segnalano crescite costanti in tutto il mondo, in alcuni Paesi rispuntano tasse e gabelle con l’intento di arginare il fenomeno delle vendite online. È il caso dell’Argentina, dove il governo, preoccupato da una inflazione che potrebbe sfiorare il 30%, ha introdotto una normativa che limita gli acquisti sui siti e-commerce stranieri a non più di due volte l’anno e per piccoli acquisti, ovvero fino a un valore complessivo di 25 dollari. Oltre questa soglia, tutti gli oggetti acquistati online all’estero saranno tassati del 50 per cento. Se lo shopping viene fatto attraverso la carta di credito, a questi balzelli occorre aggiungere anche un’altra commissione del 35 per cento. La Camera di commercio elettronico argentina prevede che gli acquisti da siti stranieri potrebbero salire dal 7,5 % nel 2012 al 13,5% nel 2014. A quanto sembra l’Argentina non sarebbe l’unica a mettere un veto alle importazioni sul commercio elettronico. Anche la Russia starebbe discutendo l’introduzione di una nuova tassa di importazione del 30% sui consumatori che acquistano merci da siti web stranieri e sarebbe allo studio anche una limitazione del numero di acquisti al giorno.