Che siano costumi da bagno, t-shirt o jeans, l’importante è ri-usarli. E non si parla del classico passaggio da fratello maggiore a fratello minore, o delle pile di abiti sulle bancarelle dei mercatini dell’usato, perché ora il riciclo è entrato nei negozi.
La prima era stata Calzedonia, nell’estate del 2012, con i suoi marchi (Intimissimi e Tezenis), che per ogni costume donna (intero o bikini) portato in negozio riconosceva una riduzione pari a 5 euro sull’acquisto di un nuovo modello, a tre euro per l’uomo e due per il bambino. Tutti i vecchi costumi venivano poi ritirati e riciclati secondo le norme ecocompatibili.
Poi è stata la volta di H&M, che all’inizio di quest’anno ha lanciato ‘H&M Conscious’, l’iniziativa che invitava i clienti a non buttare via i vecchi vestiti usati, ma a portarli nei punti vendita del marchio. Ogni abito o borsa, oltre a dare il diritto a un buono del valore di 5 euro (per un acquisto minimo di 40 euro), veniva consegnato a un impianto di trasformazione per essere trasformato in un nuovo prodotto o in materiale grezzo, a seconda delle sue condizioni.
Adesso è la volta di Ovs, il brand italiano di abbigliamento fast fashion del gruppo Coin. Il progetto ‘New life to your clothes for a better world’, che supporta Save the Children Italia Onlus, prevede che da fine agosto fino al 31 dicembre a tutti i clienti che consegnano una borsa di indumenti usati in uno dei negozi Ovs aderenti all’iniziativa verrà dato in cambio un buono sconto di 5 euro da utilizzare per l’acquisto di capi delle nuove collezioni.
Il progetto nasce in collaborazione con I:CO, attiva nel settore del riciclo di prodotti tessili, che si occuperà di sottoporre i capi raccolti a un’accurata cernita e a una lavorazione per evitare gli sprechi e massimizzare le risorse disponibili. Così, abiti di ogni marca e in ogni stato, da uomo donna o bambino (ad eccezione dell’intimo e delle calzature) potranno diventare capi di seconda mano, oppure prodotti diversi, a esempio strofinacci per l’uso domestico, o ancora potranno essere scomposti nelle loro fibre tessili per recuperare nuova materia prima o ancora essere utilizzati per produrre energia.
Perché, per usare lo slogan di H&M, ”la moda non merita di finire nei rifiuti”.