Pomellato ha scelto la sua destinazione. O, almeno, ha scelto con chi portare avanti le trattative. La cessione dell’azienda orafa milanese, infatti, è in fase di definizione con i francesi di Ppr. Secondo quanto risulta a Pambianconews, sono fuori gioco, o almeno lontano dal tavolo dell’accordo, i candidati di cui si è vociferato nei giorni scorsi, Swarovski e Prada. La cifra messa sul tavolo dal colosso francese sembra possa superare il multiplo di 15 volte l’ebitda.
Appare dunque vicina alla conclusione la svolta di Pomellato anticipata da Pambianconews lo scorso 31 gennaio. Per l’azienda milanese si tratta di un esito di cui, in parallelo all’ipotesi Borsa, si parla dal 2011. E che, evidentemente, per il fondatore Pino Rabolini, vicino agli 80 anni, significa la soluzione al problema del passaggio generazionale. Rabolini è ancora il socio di maggioranza, un 10% della società è in mano all’amministratore delegato Andrea Morante, mente un 18% fa riferimento alla famiglia Damiani, entrati nel capitale nel 2002 attraverso la holding Sparkling. Per Ppr l’acquisizione di Pomellato, oltre a rappresentare una risposta all’acquisto di Bulgari da parte dei “cugini” di Lvmh, significa rafforzarsi in un segmento in cui il gruppo guidato da François Henry Pinault ha margini di crescita. Oggi, la scuderia di gioielli e orologi è rappresentata dai marchi Boucheron e Girard Perregaux (con Jean Richard). Non più tardi dello scorso novembre, in occasione del Convegno Pambianco, Pinault aveva parlato espressamente di “monitorare attentamente i settori in cui non siamo presenti”. Secondo il bilancio 2012 di Ppr, su un fatturato di 6,2 miliardi di euro della divisione luxury*, orologi e gioielli valgono rispettivamente il 5 e il 4% del giro d’affari.
*Notizia modificata il 6 marzo alle ore 19:50