Dopo anni di concordia, l’onda lunga della crisi economica porta conflitti industriali anche nel tessile-moda, il secondo settore manifatturiero italiano che impiega oltre 450mila lavoratori di cui il 60% donne. Per la prima volta, infatti, la Giunta di SMI-Sistema Moda Italia (l’associazione degli imprenditori del comparto) presenterà ai sindacati una proposta alternativa per il rinnovo triennale del contratto nazionale di settore, in scadenza il 31 marzo.
“SMI – si legge in una nota – ha ritenuto che le proposte delle organizzazioni sindacali rappresentino un ulteriore aggravio di vincoli e di costi non sostenibili nell’attuale situazione di emergenza economica”. Per la parte normativa viene contestato l’approccio rivendicativo di tipo tradizionale, che prospetta un appesantimento degli oneri organizzativi a carico delle imprese, mentre, per quella economica, a essere confutata è la richiesta di un aumento dei minimi contrattuali di 132 euro medi nel triennio.
“Il rinnovo – ha precisato Michele Tronconi, presidente di SMI – non deve trasformarsi in un ulteriore aggravio di vincoli e di costi, con l’effetto di sospingere sempre più imprese fuori dal mercato, ma deve unire tutte le forze disponibili attorno a un progetto di rilancio del settore. Dove le legittime esigenze di ciascuno siano per una volta subordinate alla tenuta della filiera”.