L’innovazione come fil rouge che lega i vostri nuovi prodotti…
Sì, abbiamo introdotto in tutte le nostre nuove proposte l’innovazione nelle funzioni. I divani si distinguono per la loro leggerezza stilistica e per le dimensioni contenute, perché le case sono sempre più piccole. Must imprescindibile è il comfort, infatti abbiamo progettato e brevettato dei meccanismi interni ai divani che permettono di sollevare la parte posteriore dello schienale per ampliarlo e agevolare il riposo. E ancora, è possibile far scivolare la seduta in avanti per far fuoriuscire il poggiapiedi. Insomma, i nostri divani offrono diverse posizioni di relax a seconda delle esigenze dei consumatori.
Quanto ha fatturato il vostro Gruppo?
A livello globale il nostro Gruppo ha registrato un fatturato 2011 di 486,4 milioni di euro (-6% rispetto al 2010). Siamo attivi con quattro marchi che si rivolgono a diversi target di consumatori: Natuzzi Italia ha vissuto negli ultimi dieci anni un riposizionamento verso l’alto di gamma (progetto che ci ha visto investire 500 milioni di euro) unitamente all’estensione del prodotto al total living; Leather Editions è molto attenta all’artigianalità della lavorazione della pelle; Italsofa pensa ad un consumatore moderno e giovane con proposte colorate, in tessuto rendendo il design accessibile a tutti; Softaly, è il marchio B2B pensato esclusivamente per i grandi distributori dell’arredamento.
E Divani & Divani?
Si tratta di una catena di negozi nata 20 anni fa con prodotti fatti in Italia rigorosamente in pelle. L’insegna, presente in Italia con 98 negozi, sta un po’ soffrendo a causa della contrazione dei consumi sul mercato interno e della concorrenza sleale di chi non persegue etica, trasparenza e legalità. Molti nostri concorrenti utilizzano outsourcing gestiti da imprenditori cinesi che aprono e chiudono le aziende nel giro di un anno e le cui azioni, quindi, sono difficilmente tracciabili.
Siete molto forti all’estero, quali sono i vostri mercati principali?
Operiamo in quattro grandi mercati che rappresentano per noi il 90% del fatturato: Europa, Medio Oriente e Africa che consideriamo un unico grande mercato, India e Asia Pacifica, le americhe (Stati Uniti, Canada e America Latina) e il Brasile. In tutte queste aree abbiamo hub produttivi per essere vicini ai clienti, quindi produciamo e consegnamo in loco. Abbiamo fabbriche in Cina, in Romania, in Brasile e in Italia. Nel nostro Paese produciamo solo la marca Natuzzi Italia.
Per farle capire quanto siamo apprezzati all’estero, da una ricerca effettuata da Lagardère in 7 Paesi, intervistando 8.600 consumatori del lusso, è emerso che il brand considerato di riferimento per l’aredamento di lusso è Natuzzi.
Nonostante il periodo critico non avete fermato gli investimenti…
La nostra solidità all’estero ci permette di contrastare bene la crisi, continuiamo quindi ad investire nel retail aprendo sistematicamente nuovi monomarca.
Da quanti anni siete all’estero?
Da tanti anni, pensi che in Brasile, che è il nostro mercato più recente, siamo presenti da 12 anni. Direi che siamo ben oltre la start-up. Lì abbiamo due stabilimenti per 70mila mq, uffici commerciali e un management locale brasiliano. In Cina abbiamo uno stabilimento di 100mila mq con 1.600 dipendenti e uffici commerciali che guidano tutte le attività del’Asia. In Romania abbiamo uno stabilimento di 100mila mq che serve l’Europa e, da 18 anni, anche il colosso svedese Ikea con la marca Softaly.
Siete quotati alla Borsa di New York da 19 anni, ora come va?
Il nostro Gruppo ha sempre avuto una vocazione export, per questo motivo ci siamo quotati alla Borsa di New York 19 anni fa, perché eravamo più conosciuti in America che in Italia. Il momento attuale in Borsa non è dei più favorevoli, ma teniamo duro.
È notizia degli ultimi giorni il trasferimento da parte di Ikea di alcune produzioni dall’Asia all’Italia. Tra i 24 fornitori italiani eletti dal colosso svedese per supportare il loro cambiamento ci siete anche voi…
Sì e ne siamo orgogliosi, ma non è una scelta inaspettata… siamo fornitori di Ikea da tanto tempo ed evidentemente è una collaborazione positiva anche per loro.