Fendi sfida la crisi con un tempio del lusso
Michael Burke non ha paura della parola recessione (anche se preferisce dire “rallentamento”). Il numero uno di Fendi è convinto che ogni periodo economico negativo sia una grande opportunità, per molti motivi: «Quando le cose all'esterno si fanno difficili, all'interno di un'azienda, se è sana, si rafforza lo spirito di squadra, aumenta l'affiatamento. Per un manager in cerca di nuovi collaboratori inoltre è il momento di mettersi a cercare: quando c'è una recessione, molte persone, anche capaci, si ritrovano a spasso. Poi ci sono vantaggi per gli azionisti: il prezzo degli immobili, ad esempio, quasi sempre scende ed è quindi un buon momento per comprare».
Quali sono gli errori da non commettere quando l'economia soffre? «Lo sbaglio più grave è tagliare gli investimenti in comunicazione, pensando che siano una spesa superflua. è proprio quando la fiducia generale soffre che un brand deve rafforzare la sua immagine, non indebolirla».
Dalla teoria alla pratica: Fendi ha inaugurato un grandissimo negozio in Avenue Montaigne, a pochi metri dalla boutique Dior e proprio accanto al quartier generale di Lvmh, la holding che controlla Fendi dal 2004. «Sarà il più importante negozio della maison dopo quello di Roma, spiega Burke, Ceo e managing director del brand da oltre tre anni. Il progetto è di Peter Marino, che ha curato tutte le nostre recenti aperture o ristrutturazioni, creando ogni volta uno spazio diverso».
Due settimane fa Lvmh ha reso noti i dati di bilancio: i ricavi sono saliti dell'8% rispetto al 2006, toccando i 16,481 miliardi di euro, e l'utile operativo è stato di 3,555 miliardi di euro (+12%). La holding non rende noti i ricavi dei singoli marchi, ma è ragionevole stimare che dai 300 milioni di euro del 2006, Fendi sia passata almeno a 360.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 2/03/08 a cura di Pambianconews