«Siamo il primo importatore di yacht di lusso negli Stati Uniti, che valgono circa il 25% del nostro fatturato, è la fascia alta del mercato che non verrà toccata dalla crisi». Federico Martini, amministratore delegato di Azimut Yachts, che fa capo al gruppo Azimut-Benetti, primo cantiere italiano, non ha dubbi: «L�euro forte e la stasi economica statunitense non colpiscono i marchi della nautica, uno dei fiori all�occhiello del made in Italy».
La crisi Usa e delle borse mondiali, anziché infliggere colpi, fa emergere la solidità delle eccellenze italiane. Fendi e Gucci vengono ancora considerati griffe del made in Italy, pur essendo finiti rispettivamente a Lvmh, di Bernard Arnault e Ppr di Francois Pinault, due giganti del lusso globale.
«Ducati non risente della crisi americana, anzi, in controtendenza con il mercato in calo, ci aspettiamo per gennaio 2008, un mese difficile e fuori stagione per le moto, un forte incremento delle immatricolazioni in Usa», incalza Gabriele Del Torchio, amministratore delegato della Ducati, l�azienda motociclistica bolognese che realizza all�estero il 76% del suo giro d�affari, per lo più in Usa, che assorbe un quarto della sua produzione.
Il settore del lusso, dicono continuerà a crescere, ma del 9%, rispetto al 13% dello scorso anno. Una flessione minima che sarebbe stata maggiore se non ci fosse stata la forte impennata di vendite sui mercati asiatici.
�Il mercato americano rimane un punto di riferimento importante», fa sapere Ferruccio Ferragamo, presidente della maison fiorentina che negli Usa vende, secondo il Wall Street Journal, più del gigante Lvmh.
L�alto di gamma passa indenne attraverso ogni difficoltà, ma le terze linee e gli accessori, quelli che fanno volume, sono a forte rischio. L�estensione del marchio è stata finora la strategia d�attacco. Armani fa i mobili, Dolce&Gabbana ha un ristorante. Ma la leva per far salire i fatturati si è rivelata l�espansione della rete di vendita al dettaglio. Per il fashion, come per le due ruote. E anche Ducati e Ferrari puntano sugli store monomarca. Da questo punto di vista, proprio il cambio sfavorevole per le esportazioni si sta rivelando l�arma vincente.
Estratto da Affari&Finanza del 04/02/08 a cura di Pambianconews