L'obiettivo è arrivare in sei-sette anni a un miliardo di ricavi. �Una sfida ambiziosa� ammette Marcello Binda, 47 anni, amministratore delegato insieme al fratello Simone del gruppo omonimo, fondato nel 1906 e tra i primi in Italia nel settore degli orologi e dei gioielli. Il 2007 si è appena chiuso con un fatturato di 300 milioni di euro circa (erano 253 milioni nel 2006), il 46% dei quali realizzati all'estero, e 4,8 milioni di pezzi venduti. Ma i tassi di crescita degli ultimi anni sono promettenti: intorno al 20% all'anno.
La strategia di sviluppo punta anzitutto sull'aumento delle esportazioni: «L'attuale 46% deve arrivare al 75%» sostiene Binda. Oggi le vendite all'estero sono concentrate in Europa, soprattutto Germania, Russia e Ucraina, ma l'incremento maggiore verrà, secondo 1'amministratore delegato, da India, Cina e gli altri mercati emergenti. La quota maggiore del giro d'affari del gruppo si concentra sugli orologi, con i marchi Breil Milano, Breil Tribe e Wyler Genève, cui si aggiungono quelli in licenza (D&G, Moschino CheapandChic, Ducati). Nel 2000 si sono aggiunti i gioielli (Breil stones), soprattutto in acciaio, il cui peso è cresciuto in modo significativo. «Nel nostro piano di crescita – spiega Marcello Binda – un ruolo importante spetta all'evoluzione di Breil Milano. Con questo marchio vogliamo parlare a un consumatore più maturo, più sofisticato, con prodotti che si collocano nella fascia del cosiddetto lusso accessibile�.
Sono nati così i prodotti di pelletteria, gli occhiali da vista e da sole (prodotti da Eyevit, �una piccola azienda marchigiana molto innovativa� dice Binda) e ora le borse, in pelle di agnello, molto morbide, con un prezzo che si aggira tra 500 e 600 euro. Per sostenere il lancio dei nuovi prodotti il gruppo aprirà a febbraio uno showroom a Milano. I punti vendita monomarca di Breil Milano oggi sono 28 (19 in Italia e 9 all'estero) di cui 19 in franchising e nove diretti. Un nuovo negozio si aggiungerà tra poco a Berlino. Nel frattempo Breil è diventato sponsor tecnico (con il progetto di sviluppare anche una linea di merchandising) di Shosholoza, la barca sudafricana che ha partecipato all'ultima Coppa America ed è pronta a ripresentarsi alla prossima edizione.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 19/01/08 a cura di Pambianconews