Parigi
Parte veloce la stagione della moda e subito le sfilate maschili per l'autunno-inverno 2008-2009 presentano una novità: a Parigi sono state anticipate di cinque giorni. Una decisione importante che può avere conseguenze inaspettate, visto che è proprio il «come» e, sempre più, soprattutto il «quando» si presenta una collezione a determinare la sua vendita ai consumatori.
Nel nuovo assetto francese le presentazioni cominciano giovedì 17 gennaio con Jean Paul Gaultier, Yohij Yamamoto, Dries Van Noten, e si concludono domenica 20 con Lanvin, Dior, Paul Smith. Dal 21 al 24 va poi in scena l'haute couture con i suoi nomi gioiello, da Chanel a Dior oltre agli italianissimi Maurizio Galante, Giorgio Armani con il suo Privé e Valentino, che darà il suo addio definitivo alla maison dopo la spettacolare tre giorni di festeggiamenti tenuti a Roma nel luglio scorso.
A Parigi si è così invertito il calendario che tradizionalmente prevedeva gli show dell'alta moda prima del prét-à-porter maschile. Se questa scelta si rivela un vantaggio per gli americani e gli asiatici, che non devono così sobbarcarsi due viaggi in Europa a distanza ravvicinata, rischia però di danneggiare i marchi giovani e le piccole realtà aziendali.
Potrebbe così accadere che i buyer, cioè i compratori per i grandi magazzini e per le super boutique internazionali, non si spostino dall'Italia malgrado la presenza nella Ville Lumière di griffe prestigiose come Dior e i giapponesi, mentre Hermès e Louis Vuitton non esercitano un forte potere di attrazione perché diffondono le proprie collezioni soltanto nelle proprie boutique.
Milano
«L'industria francese della moda ha certamente importanti e famosi marchi del lusso, dice Marco Fortis. Economista, vice presidente della Fondazione Edison, ma le sue dimensioni sono assai inferiori a quelle dell'industria italiana e questo appare chiaramente dalle statistiche. Perché è vero che i grandi gruppi del lusso sono francesi, Lvmh e Ppr in testa, male loro produzioni di alto livello sono fatte in Italia, in particolare gli accessori in Toscana. I dati dimostrano l'importanza cruciale del sistema moda nell'economia italiana. Non dimentichiamo che il reddito creato dalla nostra moda è, per fare un esempio, oltre tre volte superiore a quello prodotto dall'industria aereospazíale francese».
Lo confermano le preoccupazioni delle imprese francesi raccolte da Le Figaro nel giorno dell'avvio di Pitti, il salone fiorentino della moda maschile al quale seguono le sfilate milanesi che chiudono domani. Una «staffetta» criticata in Italia perché i giorni delle passerelle milanesi sono stati ridotti da cinque a quattro ma che, secondo la stampa francese, assegna invece all'Italia, e a Milano in particolare, il ruolo di leader assoluto nella moda maschile.
La vera sfida, però, sarà la donna. è infatti sulla moda femminile, vero terreno di confronto con Parigi, che si verificherà la tenuta italiana. Non è un caso che Paolo Zegna, presidente di Smi, la Confindustria del tessile-abbigliamento, commentando Le Figaro dica: «è il riconoscimento della leadership italiana nella moda maschile. Ora dobbiamo ottenere lo stesso obiettivo anche nella donna, non avendo timore dei concorrenti e dimostrando che stiamo attenti all'evoluzione del mercato».
Estratto da CorrierEconomia del 14/01/08 a cura di Pambianconews