Macina record il marchio Gucci, almeno nei numeri. L'anno scorso aveva superato due miliardi di ricavi (con un crescita del 16,8%), quest'anno per la prima volta ha varcato la soglia del miliardo di fatturato in soli sei mesi, con un crescita del 10% a cambi costanti. E con una redditività in salita: l'ebitda ha raggiunto 320 milioni, il 31,4% dei ricavi.
Gucci si conferma così un pilastro del gruppo omonimo: a fine giugno le vendite del marchio fiorentino incidono infatti per il 57,3% sul totale di Gucci Group e l'ebitda rappresenta l'88,6% del gruppo. L'obiettivo del 2004 di raddoppiare le vendite in sette anni dunque non cambia. Anche se, ammette l'amministratore delegato di Gucci, Mark Lee, 44 anni, qualche incertezza il dollaro debole la crea.
Gucci produce tutto in Italia: l'euro forte non aiuta l'export. �Da questo punto di vista�, afferma Lee, �è un momento un po' difficile, preoccupa un po' tutti. Dovremo valutare i nuovi listini con molta attenzione, senza dimenticare però che il nostro è un business a lungo termine. E' che ormai il mondo è grande, i mercati che si affacciano al lusso sono sempre di più e crescono molto. Io resto ottimista�.
I mercati che vanno meglio sono l'Asia, escluso il Giappone, dove l'anno scorso la sola Cina è aumentata del 69%. L'Europa rappresenta poco meno del 34% delle vendite, gli Stati Uniti il 21,4%, il Far East il 22,2% e il Giappone il 19%.
La pelletteria resta per Gucci l'attività principale, mentre l'abbigliamento insieme alla calzature è il settore che ha la crescita più importante: nel 2006 la donna è salita di più del 20% e ora anche l'uomo sta aumentando con lo stesso ritmo.
Sul fronte dell'hotellerie Lee spiega come ogni mese qualcuno lo chiami per offrirgli di entrare nel business degli alberghi. �Ma per ora non mi interessa�, dichiara. �Non voglio rischiare una dispersione dell'immagine del nostro brand. E poi, anche senza allargarci ad altri settori le potenzialità di crescita sono ancora molte�.
Estratto da Il Sole 24 Ore del 29/09/07 a cura di Pambianconews