Per la stampa straniera la moda di Milano è noiosa. Osservazione prevedibile, visto le battute e gli umori che da qualche tempo caratterizzano le divine penne inglesi e americane. Ma se prima si poteva liquidare come un generico malumore, oggi una ricerca presentata dall'Osservatorio internazionale della moda (una delle attività permanenti del Comitato Lombardia per la moda, presieduto da Giovanni Bozzetti) lo rileva, lo calcola, lo canalizza in un monitoraggio che ha coinvolto per un anno 90 giornali di 12 Paesi.
«Il made in Italy piace ancora – commenta Bozzetti ma domani? Emergono molte perplessità e critiche che suonano come un campanello d'allarme: grande tradizione, ma pochi nuovi talenti; gran numero di sfilate, ma poche che valga la pena di seguire; scarso appeal delle collezioni e della città».
Conclusione: è necessario intervenire subito finché la situazione può essere cambiata. �Ma dobbiamo agire in una logica di sistema e non mi sembra che si il criterio seguito in questi mesi�.
Allusione evidente all'annuncio che i vertici di Pitti Immagine hanno dato proprio a Milano ma che la stampa ha riassunto così: Firenze ruba la donna a Milano. Perché nel gennaio 2008 nasce Pitti Woman Precollection.
Ma a gennaio per la prima volta si terrà a Milano, durante le sfilate uomo, un salone dedicato alla moda maschile d'avanguardia, promosso da White, la fiera inventata da Massimiliano Rizzi, con l'entusiastico consenso del Comune di Milano e in particolare dell'assessore alle Attività produttive Tiziana Maiolo.
«Io mi chiedo che cosa penseranno di noi all'estero – osserva Mario Boselli, presidente della Camera nazionale della moda, l'organizzazione che raggruppa gli stilisti e che stabilisce il calendario delle sfilate -. E pensare che due anni fa avevo proposto un'iniziativa simile a Pitti W, che è stata bloccata proprio perché i signori di Pitti non erano d'accordo».
Vede invece con favore questa novità Paolo Zegna, presidente di Smi-Ati, una delle più importanti federazioni aderenti a Confindustria con le sue 2mila aziende del tessile-abbigliamento associate. «Tutto sta cambiando in fretta. A partire proprio dalle imprese, che stanno modificando i tempi del ciclo della moda�.
E' proprio il mutamento epocale dell'organizzazione, nato dall'esigenza di accorciare i tempi, ad avere determinato il successo delle precollezioni. I grandi marchi senza complessi come Dior o Chanel le trasformano in eventi.
Potrebbe diventare per tutti un altro appuntamento promozionale e commerciale? Si vedrà, ed è intorno a questa ipotesi che sta lavorando Milano.
Estratto da CorrierEconomia del 24/09/07 a cura di Pambianconews