C'è un filo sottile e prezioso che si dipana in un angolo di Piemonte, incastonato tra le Alpi e la pianura. È il filo della lana, che si intreccia strettamente alla storia di Biella e ne svela l'anima, dal 1700 elemento simbolico e identità del suo territorio. Qui il settore tessile continua a rappresentare il motore trainante dell'economia. Il polo laniero produce circa 30 milioni di metri di tessuti, per un migliaio di aziende e 20mila addetti. «Siamo leader nel mondo con il 40% delle quote di mercato, con punte del 70% nel comparto dei tessuti di finissima qualità. Merito delle nostre capacità imprenditoriali e di una lunga tradizione».
Come quella della famiglia Piacenza, dal 1733 manifatturieri a Pollone. I discendenti del fondatore, Pietro Francesco, oggi sono al la guida di un'azienda che produce esclusivamente tessuti finissimi, cashmere in testa. «Siamo tra i più cari, ma non registriamo mai flessioni nelle vendite: è la dimostrazione che la qualità paga», dichiara Carlo Piacenza, direttore commerciale delle linee tessuti uomo e donna e dodicesima generazione dell'azienda, che ha chiuso il 2006 con oltre 40 milioni di giro d'affari.
Il rapporto virtuoso tra imprenditoria e territorio, agli inizi del Novecento ha visto protagonista anche Ermenegildo Zegna, che investì in opere di pubblica utilità. «Tutta la nostra storia industriale è legata al territorio», spiega Paolo Zegna (nella foto), presidente del gruppo che nel 2010 festeggerà il primo secolo di vita. Negli anni il gruppo è cresciuto e ha affiancato la produzione di tessuti all'abbigliamento maschile: con oltre 500 punti vendita monomarca nel mondo, di cui quasi 200 di proprietà, e 6mila dipendenti, l'azienda di Trivero ha chiuso il 2006 con un fatturato consolidato record di 780 milioni e una quota export dell'86%. «Il nostro mercato più importante sono gli Stati Uniti, seguiti da Giappone e Italia. Ma registriamo alte percentuali di crescita anche in Cina», spiega Zegna, che per il 2007 prevede « un ulteriore incremento a due cifre del fatturato».
I suoi vicini di stabilimento sono i fratelli Sergio e Pier Luigi Loro Piana, dagli anni Settanta al timone dell'azienda fondata nel 1924 dal capostipite Pietro.«Per la prima volta nella nostra storia, la divisione dei prodotti finiti ha superato quella tessile, con 199 milioni di fatturato e una crescita del 22%» , spiega Sergio Loro Piana. Ben il 52% dei 384 milioni di fatturato totale, risultato in cui la voce Italia incide solo per il 13%.
L'export è uno dei punti di forza anche dell'azienda Vitale Barberis Canonico di Pratrivero, che produce 6,6 milioni di metri l'anno di tessuti per uomo, soprattutto lane Saxon Merinos con finezze dai 15 ai 18 micron. Le stoffe vendute all'estero rappresentano il 75% degli 80 milioni di fatturato.
Sono cresciuti a pane e lana anche i fratelli Elisabetta e Stefano Trabaldo Togna: insieme con il cugino Luca, rappresentano la quinta generazione della famiglia e guidano l'azienda fondata nel 1840 a Trivero dal capostipite Quirico. Adesso, la famiglia persegue un obiettivo più ambizioso: creare il primo tessuto in oro puro.
Cashmere, vicuna, alpaca e lane merino sono la linfa vitale anche del lanificio Luigi Colombo, guidato dai fratelli Roberto e Giancarlo Colombo, che nel 2006 ha registrato 70 milioni di fatturato, in crescita del 9% rispetto all'anno precedente. La nuova scommessa dei fratelli Colombo è il prét-à-porter.
Estratto da Capital del 19/07/07 a cura di Pambianconews