Ci sono aziende medio-piccole che trasferiscono tutto all'estero puntando sui minori costi della manodopera, e altre che si limitano a trasferire altrove solo una parte della loro produzione. Bang-Olufsen, sede e stabilimento in Danimarca, una immagine a livello mondiale, duemila dipendenti, un'azienda di medie dimensioni dove musica, estetica e design giocano un ruolo fondamentale per godere esperienze audio e video nella propria abitazione, ha da poco più di un anno aperto un centro produttivo nella Repubblica Ceca, nei pressi della città di Ostrava, al confine con la Polonia. Peter Thostrup è executive vice-president della società.
Cosa ha portato un'azienda tecnologicamente così avanzata e ricca di ogni tipo di brevetti, a trasferire una parte della sua produzione fuori della Danimarca? «Innanzitutto il costo globale del progetto, pari ad un 20-25% di quanto la stessa operazione sarebbe venuta a incidere sui bilanci se realizzata nel nostro Paese. Un'operazione studiata a lungo. Siamo partiti dall'esaminare qualcosa come 70 diversi siti tra Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca».
A parte i costi, quali sono gli elementi che vanno presi in esame per decidere? «Abbiamo scartato l'idea di insediarci in una grossa città, e abbiamo invece privilegiato fattori come il livello e la professionalità della manodopera. In secondo luogo la cultura locale che fosse in grado di accettare senza troppe difficoltà la nostra. Abbiamo infine ritenuto essenziale la vicinanza con un'istituzione accademica. L'università di Ostrava è a pochi chilometri dal nostro centro produttivo, e non abbiamo avuto problemi a trovare le risorse umane e le skills a noi necessarie».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 5/06/07 a cura di Pambianconews