Meno abbigliamento ma più pelletteria e gioielleria: i business dove i margini di crescita e profittabilità sono più elevati. Entro due anni il mix dei ricavi di Mariella Burani Fashion Group è destinato a capovolgersi arrivando a contare per il 70% su pelle e gioielli e per il 30% sul vecchio core business, l'abbigliamento. Il target dei nuovi business, gioielli e pelletteria, è ambizioso: 150-200 milioni in un triennio partendo dai 67 stimati per l'anno in corso. In generale, i ricavi del gruppo dovrebbero crescere in un quadriennio mediamente del 20% l'anno.
«I target si possono raggiungere, osserva l'AD Giovanni Burani (nella foto), anche perché potremo contare su nuove acquisizioni. Inoltre ritengono che la gioielleria possa raggiungere una redditività assimilabile a quella della pelletteria», che nel 2006 è stata del 16%.
Intanto, il gruppo sta portando avanti il progetto di realizzare un private equity. Patrimonio netto di 350 milioni e cassa per 20: sono queste le “munizioni” del nascente polo del lusso italiano, una holding di partecipazioni, che, attraverso Burani Designer Holding Bv, fa capo alla famiglia Burani e a una serie di investitori finanziari, tra cui Interbanca. «In questo caso, spiega Giovanni Burani, la missione di Burani Designer Holding è quella tipica di una società di private equity».
Nel mirino ci sono società del lusso operanti in vari settori: arredo, nautica, food, design. «Sono società del lusso accessibile, sottolinea Burani, e il polo ha senso solo se parliamo di questo tipo di lusso».
Estratto da Il Sole 24 Ore del 2/04/07 a cura di Pambianconews