"La Russia, anzi la Csi, è la terza potenza finanziaria mondiale. Il governo e il presidente Vladimir Putin sono determinati a sostenere la crescita economica del Paese. Per questo oggi i russi hanno bisogno di tutto il supporto dell'Occidente. E per questo l'Occidente può trovare nella Csi straordinarie opportunità di business». Massimo Mamberti, direttore generale dell'Istituto per il commercio con l'estero (Ice), parla di Russia con passione e competenza, perché vi ha passato quattro anni della sua vita professionale, prima di essere chiamato a Roma nel suo nuovo ruolo dirigenziale.
Cos'è cambiato, durante il suo soggiorno in Russia?
Molte cose. Una, per esempio, che balza agli occhi. Quando arrivai, nel centro di Mosca, nel 2002, c'erano ancora tanti spazi commerciali inutilizzati, diciamo il 30-40%. Oggi direi che siamo ai livelli di Manhattan: tutto pieno.
Quali possibilità ravvisa in questo boom per il prodotto italiano?
Opportunità straordinarie. La storia dei rapporti e degli accordi commerciali tra Italia e Urss è fatta tutta di grandi scambi tecnologici. Anche se non tutti lo ricordano, il 60% delle nostre esportazioni è costituito da macchinari strumentali, mentre solo il 40% sono beni di consumo, le famose 4 A dell'export italiano: arredamento, abbigliamento, agroalimentare e accoglienza.
E dunque?
Chiunque oggi vada a Mosca ha la sensazione di trovarsi in una città italiana: la qualità della vita, i modelli di comportamenti, il gusto sono italiani. Naturalmente, la nostra offerta si è collocata ai livelli di vertice del consumo. È stato considerato che controlliamo il 75% del mercato dell'alta gamma, mentre i francesi sono confinati al 25% e praticamente solo alla profumeria. Quindi per il prodotto italiano il problema non è affermare la forza del nostro marchio. Il problema, che è anche la grande opportunità, è allargare la base del consumo, oggi tutto costituito dai prodotti a forte brand, estendendolo anche ai prodotti intermedi e a brand meno prestigiosi.
Nell'insieme, però, l'andamento del nostro export in Russia è già buono, giusto?
Ottimo: cresciamo del 25% all'anno. Ma, ripeto, proprio per questo si può e si deve fare di più: dobbiamo far capire al consumatore russo che il prodotto italiano è buono sempre, anche quando è intermedio, anche quando non ha un brand notissimo.
Estratto da Economy de 9/03/07 a cura di Pambianconews