Mentre il Pil italiano ha segnato nel 2006 il suo risultato migliore da sei anni a questa parte, i dati che arrivano uno dopo l'altro dicono tutti la stessa cosa. E cioè che quello che pareva essere uno dei problemi dell'economia italiana, quel sistema moda considerato un settore troppo maturo per investirci ancora ha operato una profonda ristrutturazione. E oggi, ha ripreso a crescere (+1,8%) e con il suo saldo commerciale positivo per 10,2 miliardi di euro di solo tessile-abbigliamento.
«Per fortuna, non abbiamo letto troppo i giornali, dice scherzando Pier Luigi Loro Piana (nella foto), presidente di Idea Biella, la fiera del tessile di fascia alta che partecipa a Milano Unica. Altrimenti avremmo chiuso tutti per dedicarci ad altro. La verità è che abbiamo fior di imprenditori, aziende culturalmente pronte ad affrontare la concorrenza globale».
Oggi quello che in passato rappresentava la grande paura, per molti è diventato il motivo della crescita: la Cina. Per i tessuti, per esempio, questo Paese è già il terzo mercato di esportazione e diventerà il primo entro il 2010. Col senno di poi, l'apertura dei mercati ha fatto bene. Ha costretto a rivedere le organizzazioni, a concentrarsi sempre più nella qualità, a diventare più creativi, a spostare altrove quelle produzioni dove l'unico fattore di competizione è il prezzo, a investire per essere sempre più vicini al proprio cliente, ha insegnato a vendere meglio. Oggi un numero di aziende molto maggiore di cinque anni fa può contare sulla forza del suo «nome», il suo marchio. Mentre chi non ne ha uno proprio, fa leva su quello del territorio, Biella come il Chianti.
L'elemento, però, che forse più di tutti dà ottimismo è che inizia a intravedersi il nuovo, tornano le start up, come se fosse stato tolto un tappo. A Biella, le «coltivano», dice Ermanno Rondi, il presidente della locale Unione industriali. «Non c'è dubbio, stanno nascendo nuove idee e nuove imprese, dice. Ormai non c'è più la manifattura classica, quando si parte già ci dev'essere la capacità di fare marketing, il commerciale».
Estratto da CorrierEconomia del 5/03/07 a cura di Pambianconews