"La globalizzazione e la tecnologia hanno rivoluzionato la società. Hanno però reso tutto piuttosto simile e banale. Ormai è veramente difficile capire se un oggetto è stato fatto in Giappone piuttosto che in Finlandia o Sudafrica, non ci sono più diversità, segni distintivi". Massimo Morozzi, architetto, ha alle spalle una lunga carriera di designer incominciata negli anni %u201860. Ha fatto parte del gruppo Archizoom e ha lavorato per quasi tutte le principali aziende italiane nel settore dei mobili. In particolare vent'anni fa ha partecipato alla nascita di Edra, società per la quale oggi è art director.
Perché secondo lei il design è diventato tutto uguale?
Intanto perché si lavora solo al computer che è una grande cosa, ma ha anche il difetto di far perdere il contatto con la realtà, la sensorialità, il piacere del tatto. La matita dov'è finita? E' inevitabile che se tutti usano lo stesso strumento i risultati si assomiglino sempre di più».
Oggi dire che non c'è più creatività tra gli italiani sembra essere lo sport nazionale. Siamo davvero così malmessi?
Purtroppo è la verità. Il design sarà sempre uno dei punti forti dell'Italia, qui abbiamo le aziende, che sono riuscite a coniugare perfettamente tradizione e tecnologia come nessuno al mondo, ma del fulgore creativo che ha vissuto la nostra generazione non c'è più traccia. Bisogna cercare i talenti fuori dall'Italia.
Cosa vede nel futuro del design?
Mai come ora il design si è intersecato con la gastronomia. I grandi chef sperimentatori di nuove forme, nuovi accostamenti, nuovi sapori stanno diventando a loro modo designer».
E nel suo, di futuro?
Ormai io disegno molto poco, viaggio però in continuazione, mi confronto e tento di scoprire cose nuove. Forse vorrei vivere in Toscana e cucinare.
Estratto da Affari & Finanza del 12/02/07 a cura di Pambianconews